2012-01-23 14:21:51

La comunità cattolica pakistana contro la demolizione della “Gosha-e-Aman” di Lahore


La comunità cattolica di Lahore non si rassegna alla demolizione della “Gosha-e-Aman”, il “luogo di pace” che accoglieva cristiani e musulmani, avvenuta lo scorso 10 gennaio ad opera del governo provinciale del Punjab. Un abbattimento condannato da mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, che parla della “Gosha-e-Aman”, come di “un’istituzione antica e degna di rispetto”, posseduta “in pace dalla Chiesa per 125 anni” e usata “a fini di carità”. L’istituto “Gosha-e-Aman”, fondato nel 1887, è circondato da due acri di terreno, dal valore di miliardi di rupie. Al suo interno si trovavano una casa di accoglienza per anziani, una scuola per ragazze, un convento e una cappella per la preghiera. Si tratta di un’“evidente violazione dei diritti delle minoranze”, ha aggiunto il prelato all'agenzia AsiaNews, ”il governo è a corto di fondi”. e per questo cerca “facili obiettivi per sanare il deficit di bilancio”. Mons. Saldanha afferma inoltre che i cattolici possono e devono continuare nella protesta e “lanciare appelli alla comunità internazionale: io stesso mi sono rivolto al Dipartimento per la libertà religiosa in Canada”. L’arcivescovo auspica che la pressione internazionale “sortisca un effetto positivo e i mafiosi in cerca di terra non riescano a spuntarla nei loro intenti criminali”. I fedeli, intanto, chiedono la restituzione della proprietà e il risarcimento dei danni; in caso contrario, avvisano, le proteste continueranno sino a che le autorità soddisferanno le loro domande. Tra di loro Zenobia Richards, 61 anni, che lavora da 24 anni per la Caritas pakistana e viveva nella “Gosha-e-Aman”. La donna ha promosso una vertenza legale, sottoscrivendo una petizione all’Alta corte e citando in causa l’Autorità per lo sviluppo cittadina, insieme ad altri funzionari. “Era un centro di pace”, racconta Zenobia, “molti ricordi mi legano a quel posto. Per questo ho voluto intentare una causa contro quanti hanno demolito l’edificio che io chiamavo casa”. Durante le operazioni di demolizione, gli operai hanno distrutto anche una statua della Madonna e diverse copie della Bibbia: “Ero solita pregare in questo posto” aggiunge Zenobia, ed è per questo che “intenterò una causa in base al reato di blasfemia”, perché hanno “dissacrato una chiesa e materiale religioso in casa mia”. “Non si tratta solo di un pezzo di terra “, aggiunge, “ma di emozioni, sentimenti, diritti delle minoranze in Pakistan”. Dice di non avere “paura di nessuno” e punta il dito contro il ministero per le Minoranze del Punjab: “combatterò per i miei diritti”, conclude, confermando di aver depositato oggi il ricorso in tribunale. Intanto emerge che uno dei funzionari di polizia presenti durante l’abbattimento dell’edificio era il responsabile della sicurezza a Gojra, nell’agosto 2009, quando una folla di estremisti attaccò la minoranza cristiana locale, causando sette morti, arsi vivi, e incendiando numerose case e proprietà. (M.R.)







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