Verso il viaggio del Papa in Messico e a Cuba. Il prof. Carriquiry: un’occasione
per rafforzare la missione della Chiesa in America Latina
Fervono i preparativi in Messico e a Cuba per il viaggio apostolico di Benedetto XVI,
in programma dal 23 al 28 marzo prossimo. Una doppia visita per rinvigorire la missione
della Chiesa in America Latina. E’ quanto sottolinea il prof. Guzmán Carriquiry,
segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, intervistato da Alessandro
Di Bussolo del Centro televisivo vaticano:
R. – Dopo
la celebrazione eucaristica, presieduta dal Papa il 12 dicembre dell’anno scorso nella
festività di Nostra Signora di Guadalupe, a motivo del bicentenario dell’indipendenza
dei Paesi latino-americani, è assai significativo, simbolico che il cuore della visita
del Santo Padre in Messico sia la Messa che presiederà il 24 marzo proprio nel parco
chiamato del Bicentenario; Messa che sarà seguita da un incontro con tutti i vescovi
messicani, rappresentanti di tutto l’episcopato latino-americano. Questo offrirà al
Papa la preziosa occasione di rivolgersi esplicitamente a tutti i popoli dell’America
Latina, a tutta la Chiesa in America Latina. Un’America Latina che, negli ultimi dieci
anni, sta vivendo un processo di fortissima crescita economica senza subire gli effetti
della crisi dei Paesi del “primo mondo”, che vede diminuire le tuttora presenti situazioni
di povertà. Come diceva il Papa il 12 dicembre scorso, l’America Latina emerge con
protagonismo proprio nel concerto mondiale, è impegnata in un processo di integrazione
e sviluppo, ma deve affrontare gravissime sfide: la difesa di una cultura della vita,
la difesa e la promozione della verità e della bellezza del matrimonio e della famiglia,
il superamento dei deficit educativi e di gestione delle istituzioni politiche, la
lotta per una maggiore equità sociale. La missione della Chiesa in America Latina
è fondamentale per rigenerare, rafforzare tra i latino-americani consapevolezze molto
forti, molto profonde di filiazione e di fraternità nella vita dei nostri popoli.
D.
– Quale Messico troverà Benedetto XVI, a dieci anni dall’ultima delle cinque visite
di Giovanni Paolo II?
R. – Certamente il Santo Padre sarà portatore
di un messaggio di pace e riconciliazione, di giustizia, di speranza in un Paese dilaniato
da inaudite violenze, con radicate sacche di povertà e dure polarizzazioni politiche,
ideologiche. Penso che il Papa terrà presente anche che il Messico è un incrocio strategico
che guarda verso il Nord - verso gli Stati Uniti, il Canada - attraverso i flussi
commerciali economici, le migrazioni, e guarda verso il Sud - il Centro America, il
Sud America - a popoli a cui è unito da un sostrato storico, culturale e religioso.
Ciò che succederà nel futuro del Messico avrà una ripercussione fondamentale per tutto
il continente americano.
D. – La visita a Cuba nasce nel segno di Maria.
In un’America Latina che vede il continuo avanzare delle sette, può essere il culto
popolare mariano la scintilla per rilanciare la nuova evangelizzazione nelle zone
dove la Chiesa è meno presente e più secolarizzata?
R. – La visita a
Cuba del “pellegrino della carità”, come hanno chiamato il Papa i vescovi cubani,
si svolgerà in pieno anno giubilare mariano, a 400 anni dalla scoperta dell’immagine
della Vergine del Cobre, dopo 16 mesi e 28 mila chilometri in cui questa immagine
è stata portata casa per casa a tutte le famiglie di Cuba, negli ospedali, nelle istituzioni
culturali, nelle piazze pubbliche, dappertutto, segnando “una primavera della fede
nell’isola”, come diceva l’arcivescovo dell’Avana poco tempo fa. La presenza della
Vergine Maria è così importante in tutti quei posti, dove la presenza istituzionale
della Chiesa è assai debole o assente, cosa che favorisce la proliferazione di numerose
sette. La nuova evangelizzazione in America Latina sarà mariana o non sarà: senza
Maria il cristianesimo diventa astrazione, freddo discorso ideologico; lei è la compagna
materna che ci aiuta a renderci figli e fratelli, oltre le inimicizie e le divisioni
esistenti nelle nostre nazioni. (ap)