Ogni anno, 44 milioni di aborti nel mondo. “Scienza e vita”: un dato terrificante,
difendere la vita nascente
Una gravidanza su 5 nel mondo si conclude con l’aborto. A rivelare il drammatico dato
è una ricerca, riferita al 2008, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del “Guttmacher
Institute”, struttura americana favorevole all’aborto. Sono quasi 44 milioni i bimbi
non nati, ogni anno, a causa delle interruzioni di gravidanza, il 49% delle quali
sono clandestine. Un dato che può essere strumentalizzato dai movimenti favorevoli
all’aborto. Benedetta Capelli ha raccolto l’opinione di Paola Ricci Sindoni,
ordinario di Filosofia morale all’università di Messina e vice-presidente dell'associazione
“Scienza e Vita”:
R. – Basta
leggere, sulla rivista "Lancet", alcune note alla fine di questa terrificante statistica;
alcuni scienziati dicono che bisogna comunque raggiungere alcuni obiettivi come quelli
di determinare il benessere delle donne attraverso la pianificazione famigliare, l’uso
dei contraccettivi e quant’altro. Ancora una volta, dunque, lo scopo del rapporto
è orientato soltanto nei confronti della donna e non su quest’esercito così grande
ed infinito dei non ancora nati, che dovrebbero avere anche loro una dignità antropologica.
Questi 44 milioni di aborti per il rapporto sono nulla...
D. – E poi
non si considera se questo sia davvero un "benessere" per la donna...
R.
– Certamente! Ormai la letteratura psicologica e psichiatrica, su questo versante,
è davvero molto ricca. Si continua però a privilegiare il soggetto concretamente presente
e non quello che dovrebbe essere presente. Non si ha cioè più l’occhio nei confronti
del futuro, siamo ancora prigionieri di una visione pragmatica, che ci lega al presente
e che non ci proietta verso il futuro. L’attenzione ai non ancora nati, invece, è
proprio ciò che guarda al futuro, per dare un senso al presente. Guardando a ciò che
ancora non c’è – ossia il futuro -, potremmo dare veramente un nuovo senso al presente.
D.
– Le interruzioni di gravidanza stanno comunque crescendo, è un fatto acclarato. Secondo
lei, c’è poca incisività nell’affermare il diritto ed il valore della vita nascente?
R.
– Purtroppo, quando si tratta solo di puri e semplici pronunciamenti valoriali, non
hanno incisività né sul tessuto culturale, né sull’agenda politica. Bisognerebbe anche
capire che l’aborto ha una sua “conseguenza demografica” grave: non possiamo separare
l’aborto dalle conseguenze immani di distruzione anche del futuro stesso delle generazioni,
in ordine al calo demografico. Bisognerebbe riportare la questione demografica all’attenzione
dell’agenda politica, perché è là che si correggono anche degli orientamenti culturali
che vanno verso queste forme di nichilismo e di rassegnazione. La nostra è una civiltà
che ormai non ha più, al proprio interno, degli antidoti per poter proseguire la sua
vita verso il futuro.
D. – In Asia sta aumentando la pratica degli aborti
selettivi in favore del figlio maschio. Anche qui, dove vanno rintracciate le responsabilità?
R.
– Credo che questo sia proprio l’esempio emblematico ed anche fortemente drammatico
della continua discriminazione iniziata ai tempi di Sparta. A quei tempi si gettavano
proprio le bambine nel dirupo e questo continua ancora, drammaticamente, anche nel
terzo millennio. Il compito, in questo caso, è culturale: serve un continuo sostegno
alla dignità della donna ed alla percezione, non tanto dell’uguaglianza con l’uomo,
quanto invece della pari dignità di diritti. Uccidere una femmina per salvare un maschio
è una forma orribile anche di razzismo! Si priva così la futura donna del diritto
di avere diritti.
D. – Le chiedo una riflessione su alcune parole del
Papa: “L’aborto non risolve nulla ma uccide il bambino. Produce solo un profondo dramma
morale ed esistenziale per i genitori, che può segnare per sempre soprattutto una
donna”...
R. – Il Papa non guarda alla proclamazione astratta dei valori.
Non declama i valori, ma li cala realmente dopo che, purtroppo, i casi empirici dimostrano
la verità di alcuni assunti. Assunti che sono poi dei principi, perché vengono all’inizio.
Non perché sono principi astratti, ma perché dovrebbero, in quanto principi – come
quello del rispetto per la vita umana -, guidare anche l’azione concreta. Certamente
non è mai troppo tardi per continuare a riaffermare il valore ed il principio, soprattutto
facendo anche riferimento a chi, purtroppo, ne ha fatto esperienza e può, a sua volta,
avvertire altri partner della gravità e della possibilità di reiterazione di questo
drammatico passo. (vv)