Nei cinema italiani, il film “Sette opere di misericordia”
Dopo aver ottenuto successi e premi in alcuni tra i più prestigiosi festival cinematografici,
è uscita in questi giorni in Italia l’opera prima dei fratelli Gianluca e Massimiliano
De Serio “Sette opere di misericordia”, film rigoroso e estremo in cui i giovani e
bravissimi registi piemontesi mettono a nudo la crisi morale della società che circonda
le nostre vite e la pietà che scopriamo negli ultimi e per gli ultimi. Il servizio
di Luca Pellegrini:
“Se ognuno
fa la sua parte, saremo tutti contenti. Quando la vendita andrà a buon fine, ti daremo
parte dei soldi e i documenti. Se hai problemi o domande non mi chiamare. Mi chiami
solo quando sei pronta. Ok!”
Questo è uno dei pochissimi dialoghi di
un film drammatico in cui si narra di una guerra tra morti che tentano di emergere
per respirare la vita. Avviene in un obitorio. Una giovane moldava, Luminiţa,
cerca di assumere l’identità di una romena morta vendendo un neonato. Film
estremo, di un rigore quasi calvinista, che però s’intitola “Sette opere di misericordia”
ed è l’opera prima e straordinaria dei gemelli De Serio, che affrontano in un’ottica
laica, ma profondamente e radicalmente umana, il senso della pietas portata alle conseguenze
estreme in un ambiente estremo, quello degli immigrati clandestini nella periferia
di una città italiana, quello degli anziani abbandonati a se stessi, quello dell’empio
malaffare che coinvolge chi commercia bambini per subdole adozioni. Eppure, in tanto
nerissimo orizzonte, emerge la coscienza morale, nei pochi e ben tratteggiati protagonisti,
tra cui spicca quello interpretato da Roberto Herlitzka, quando al centro delle proprie
disattenzioni quotidiane viene messa, invece, la cura del prossimo, nel suo corpo
sofferente, malato, morente. E’ il desiderio del contatto che il vecchio Antonio e
la giovane moldava cercano e trovano per superare l’abiezione delle distrazioni e
delle violenze inumane cui sono sottoposti. Contatti che si realizzano in modo inaspettato
e che porteranno a decisioni inaspettate. Il film, spoglio di tutto, anche delle parole,
è il punto di arrivo di una ricerca personale e sincera che i due giovanissimi registi
hanno compiuto sul fronte dell’immagine, dello stile narrativo e della conoscenza
delle falle angosciose della nostra società. La redenzione, la salvezza, il perdono,
si propagano attraverso piccoli gesti e minimi sguardi, mentre le opere di misericordia
che avvolgono e coinvolgono la giovane e il suo anziano ospite sono elencate capovolgendo,
nel racconto, il loro significato, mentre il film acquista così una dirompente forza
simbolica, immaginativa e drammatica. Spiegando il senso della sopravvivenza, svelando
un sentimento e una compassione che ci rendono uomini e cristiani.