Egitto: i Fratelli Musulmani conquistano il 47 per cento dei seggi parlamentari
Il partito dei Fratelli Musulmani ha vinto nettamente le elezioni legislative in Egitto
conquistando il 47 per cento dei seggi nel nuovo Parlamento. E' quanto emerge dai
risultati definitivi annunciati dalla Commissione elettorale egiziana a conclusione
della terza tornata del voto. Il 24 per cento dei seggi va invece al partito dei salafiti
di Al Nour. Intanto, oggi, uscirà dal carcere il blogger egiziano Michael Nabil, graziato
nell'ambito di un provvedimento di amnistia che riguarda 1.959 detenuti. Sull'esito
della tornata elettorale appena conclusa, Gabriella Ceraso ha raccolto il parere
dell'islamologo, Paolo Branca:
R. – L’Egitto
sta passando una fase molto delicata, una svolta storica. Ci si attendeva un successo
delle liste di ispirazione islamica, soprattutto dei Fratelli Musulmani, che sono
uno storico movimento di opposizione in Egitto. E’ più sorprendente l’affermazione
dei Salafiti, probabilmente finanziata dai Paesi della penisola arabica, molto meno
evoluti dal punto di vista del pensiero religioso, e che stanno probabilmente anche
giocando una partita di egemonia tra le varie influenze su un Paese così delicato
e strategico come l’Egitto.
D. – I Salafiti al 24 per cento. Questo
che cosa significherà in una formazione politica futura, in un Parlamento, e per la
stesura di una Costituzione?
R. – E’ tutto da vedere, anche perché l’Università
di al Azhar è l’università religiosa del Cairo ed è uno dei centri più
importanti dell’islam sunnita. Già da giugno scorso aveva fatto delle interessanti
dichiarazioni riguardo alle libertà, che dovevano essere comunque garantite. Stiamo
assistendo anche ad un braccio di ferro tra un islam istituzionale, un islam dello
Stato, e un islam invece che è sempre stato all’opposizione in questi ultimi decenni,
e trovare un punto di equilibrio è veramente una delle grosse sfide di questa epoca.
D. – Ma c’è un peso della comunità internazionale su questo? C’è un
ruolo che può essere giocato o no?
R. – Il problema è che noi siamo
nei guai a causa di questa crisi economica, in particolare in Europa e di questo potrebbero
approfittare altri, come per esempio la Cina, di cui mai si parla, ma che ha grossi
interessi in tutta l’Africa e in Medio Oriente. (ap)