Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella terza Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il passo del Vangelo
in cui Gesù invita alla conversione perché “il tempo è compiuto e il regno di Dio
è vicino”. Lungo il Mare di Galilea incontra dei pescatori e dice:
«Venite
dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e
lo seguirono.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del
padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Inizia con questa domenica la predicazione pubblica
di Gesù. Marco è molto sintetico, ma anche efficace: il tempo dell’attesa e della
speranza è arrivato al suo termine, ora la promessa si fa realtà, la bontà di Dio
che tutto governa e guida è qui, è concreta presenza. Per questo bisogna convertirsi:
riconoscere altri orizzonti, fare altre scelte, lasciarsi avvolgere dalla luce, alzare
lo sguardo per scorgere altre mete, altri sensi e impegni di vita. Sulle strade comuni
della vita e del lavoro passa Gesù: e il suo sguardo sa vedere persone e caratteri,
quasi a condividere con affetto fatiche e onesto lavoro. Per il regno non sono adatti
i perdigiorno, ma chi sa maneggiare reti e sa affrontare con la barca le insidie delle
onde. Gente concreta, forse anche ruvida ma schietta: l’invito è a diventare pescatori
di uomini, ad avere cioè per il regno e la salvezza la stessa accortezza e dedizione
del pescare, ma a vantaggio diretto delle persone. Senza grilli per la testa facevano
il loro mestiere, ma nel cuore avevano anche loro sogni e fremiti: in quel predicatore
itinerante che parlava in modo così originale e diverso c’era una novità, qualcosa
per cui valeva la pena giocarsi tutto. E lo hanno fatto, con decisione e libertà:
misterioso fascino che stravolge una vita. Siamo capaci di decisioni così audaci e
radicali quando Gesù ci chiama?