La Bce annuncia rischi di ribasso nell’area euro. FMI: in Italia Pil 2012 a -2,2%.
Nonostante le previsioni non positive del Fondo monetario internazionale, ci sono
timidi segnali di ripresa nell'area euro nel 2012. E’ quanto emerge dal bollettino
mensile della Banca Centrale Europea, che però parla anche di rischi al ribasso in
un contesto di elevata incertezza. Per l’Italia, invece, è recessione. Ce ne parla
Salvatore Sabatino: L’economia mondiale non riparte, almeno per il momento.
E’ il Fondo Monetario Internazionale a parlare di pericoloso stallo e di una ripresa
minacciata dalle crescenti tensioni nell’area Euro e da fragilità altrove. Per l’Italia
– in particolare – la situazione è abbastanza critica, con un Pil subito in calo del
2,2% quest'anno e dello 0,6% il prossimo. Di qui la richiesta alla Banca Centrale
Europea di mantenere alto il livello di liquidità nella zona della moneta unica; tutto
finalizzato a contrastare la crisi. Da parte sua, Francoforte, invece, nel suo bollettino
mensile ravvisa timidi segnali di stabilizzazione, verso una possibile ripresa dell'area
euro nel 2012, ma mette in guardia da considerevoli rischi al ribasso e richiama le
banche ad aumentare il capitale senza bloccare il credito. Necessario, inoltre, rafforzare
il fondo Salva-Stati. Sulle luci ed ombre presenti nel documento dell’Eurotower, abbiamo
sentito l’economista Gianfranco Viesti:
R. – Le ombre sono su tanti
fronti – come sappiamo – e un loro concretizzarsi, tutte insieme, porterebbe ad una
situazione veramente catastrofica. Come diceva Draghi, l’altro giorno, al Parlamento
europeo, la situazione è molto, molto preoccupante. Ma guardiamo le luci. Una prima
luce è che alcuni Stati membri – e tra questi l’Italia – hanno preso di petto la difficoltà
di finanziamento dei conti pubblici e hanno fatto delle manovre molto positive. Il
secondo elemento di possibile stabilizzazione è quello che sta facendo la Banca centrale
europea: nei limiti delle sue possibilità di intervento, previste dai Trattati, sta
iniettando liquidità nel sistema; la sta dando direttamente alle banche o sta facendo
operazioni di rifinanziamento delle banche. Questo è importante per due motivi: gli
istituti di credito non devono fallire, perché questo sarebbe un disastro; e perché
le banche devono continuare ad erogare credito alle imprese altrimenti queste non
ripartono.
D. – La Banca Centrale Europea ritiene, inoltre, urgente rendere
più efficace il fondo salva-Stati: perché non si è ancora giunti ad una decisione
netta da parte dell’Europa su questo fronte?
R. – Questo è il nodo dei nodi,
che è poi il nodo politico: la volontà, cioè, di tutti i Paesi europei di dare il
colpo vincente alla soluzione della crisi. Questo colpo vincente può essere fatto
in due modi: uno attraverso il fondo salva-Stati e quindi con un’azione fra i governi;
due, attraverso un’azione molto più incisiva della Banca centrale europea. Nell’uno
e nell’altro caso è indispensabile una decisione politica forte e a questa non si
arriva, perché questa decisione significherebbe che ogni Paese deve garantire per
tutta l’Europa. Ci sono delle resistenze soprattutto in Germania. Purtroppo l’impressione
di molti è che senza questa carta che spariglia, il gioco di tutte le altre carte
possa aiutare, ma non porterà mai a vincere la mano.
D. – La possibile ripresa
che viene evidenziata nel Bollettino della Bce potrebbe essere bloccata da un default
della Grecia, che – secondo molti analisti – è ormai inevitabile?
R. – Sì,
ci sono molti elementi che possono influire. La Banca d’Italia nel suo Bollettino
economico, l’altro giorno, ci diceva che mai come in questo momento gli scenari sono
incerti. Questo da un lato rappresenta una buona notizia, perché significa che non
dobbiamo rassegnarci ad un 2012 tutto cupo, con un’uscita anche dal 2012 ancora in
recessione, ma potrebbero esserci delle svolte, come ci sono state – per esempio –
nel 2010; dall’altra parte, però, le cose potrebbero peggiorare - purtroppo dobbiamo
dircelo! – perché possono esserci degli elementi che avvitino sempre di più la crisi
su se stessa. Dunque la previsione in sé non ha molto senso se, insieme alla previsione,
non ci mettiamo delle ipotesi su quello che faranno le grandi scelte politiche.
D.
– Le grandi scelte politiche che devono avvenire in maniera unitaria: ma i singoli
governi europei, in questo momento, che libertà di movimento hanno oggettivamente
per debellare la crisi?
R. – I Paesi forti ce l’hanno la libertà di movimento,
nel senso che purtroppo quello che appare è che alcuni di questi governi subordinano
le loro scelte più ad un consenso di breve periodo da parte degli elettori, inseguendo
gli elettori impauriti, che contano prima sulla salvezza propria e poi su quella degli
altri. In realtà la libertà di movimento c’è se si considera che il benessere del
bottegaio tedesco, del piccolo imprenditore tedesco dipende dal fatto che sta in Europa
e che se l’Europa viene meno anche il suo benessere viene meno. D’altra parte i tedeschi
hanno fatto tanto in questi ultimi anni anche perché e soprattutto perché c’era l’Euro,
che garantiva loro di crescere con l’esportazione a prezzi fissi e su tutti i mercati
europei. La libertà di movimento dei governi europei deve venire dalla considerazione
che il benessere di tutti i cittadini, in questo momento, richiede una serie di scelte
storiche, che rompano questo accerchiamento della politica da parte delle pressioni
economiche.
D. – La moneta unica, dunque, nonostante tutte le polemiche e
le discussioni in atto, continua ad essere una garanzia?
R. – La moneta unica
è indispensabile: è indispensabile perché sono tuttora validi i motivi che hanno portato
alla sua realizzazione, ma soprattutto perché – come spesso accade nella vita – ora
bisogna ragionare in base a dove siamo arrivati. Già allora è stato bene farla, ora
tornare indietro sarebbe assolutamente disastroso! (mg)
E di crisi economica
globale si sta parlando in queste ore anche in Messico, dove si sono riuniti i vice-ministri
finanziari del G20. Il servizio è di Francesca Ambrogetti.
Il Fondo Monetario
Internazionale ha peggiorato, dunque, le proprie previsioni sull’andamento dell’economia
italiana, che per i prossimi due anni dovrebbe essere in recessione. Per il 2012,
è previsto un calo del Pil del 2,2%. Lo stesso istituto finanziario ha chiesto alla
Banca Centrale Europea di mantenere alto il livello di liquidità nella zona Euro per
contrastare la crisi. Al riguardo, Massimo Pittarello ha raccolto il commento
dell’economista Giacomo Vaciago, professore di Politica Economica all’Università
Cattolica di Milano: 00:02:38:38 R. – C’è stata una successione di previsioni,
negli ultimi sei mesi, una più pessimista dell’altra, sostanzialmente per due fattori.
Da una parte, il governo Monti è stato costretto a inaugurare la sua attività con
un ulteriore supplemento di austerità fiscale. Dall’altra parte, sul mercato delle
attività finanziarie, si sono inasprite le condizioni di avversione al rischio nei
confronti del debito pubblico italiano e quindi sono più elevati i costi dell’indebitamento
del tesoro e di riflesso anche dell’economia, quindi c’è pessimismo anche dal lato
delle imprese. Il Fondo monetario internazionale dice che la recessione prosegue nel
2013, mentre fino a 3 mesi fa le previsioni erano che nel 2013 ci fosse ripresa, quindi
anche lì una recessione che dura da più di due anni è una recessione grave. D.
– Il Fondo monetario internazionale ha anche chiesto alla Banca centrale europea di
mantenere alta la liquidità. Quale sarà la reazione della Germania sempre molto attenta
a tenere bassi i tassi di inflazione… R. – Questa previsione sulla recessione fa
pensare che nei prossimi due anni di inflazione ne vedremo poca e quindi ci sono lo
spazio e la domanda per una politica monetaria più espansiva e la stessa economia
tedesca soffrirà un po’ di rallentamento forte. D. - Ieri, un altro comunicato
della Banca mondiale, invece, un’altra istituzione che chiede agli Stati di mantenere
alti gli ammortizzatori sociali. Crede che questo sia possibile in un momento di crisi
economica o piuttosto le dissestate finanze statali dei vari Paesi andranno a influire
prima di tutto sulla vita dei più poveri, dei più svantaggiati? R. - E’ chiaro
che quando c’è una serie di tagli da fare e la situazione economica nel frattempo
peggiora il pericolo è proprio che si finisca col tagliare più facilmente il sostegno,
il welfare, le protezioni sociali, cioè quello che va agli ultimi, quello che serve
a impedire l’aggravarsi della povertà. Questo pericolo c’è e bisogna che l’opinione
pubblica e le classi politiche siano attente nell’evitarlo perché politicamente gli
ultimi sono quelli che hanno meno ascolto e quindi c’è il pericolo che siano i primi
a essere sacrificati e lo vediamo tutti i giorni. (bf)