Iraq: i vescovi invocano pace e sicurezza per ricostruire il Paese
L’Assemblea dei vescovi cattolici irakeni si è riunita per una due giorni di incontri
e discussioni ad Ankawa, un sobborgo del governatorato settentrionale di Erbil, nell’attuale
Kurdistan irakeno. Il 17 e il 18 gennaio scorsi i prelati di tutta la nazione hanno
affrontato diversi argomenti inerenti la pastorale, con una particolare attenzione
all’attuale situazione del Paese, martoriato da una lotta di potere fra sciiti, sunniti
e curdi che finisce per colpire anche la minoranza cristiana. A conclusione dell’evento,
i vescovi hanno redatto un documento - ripreso dall'agenzia AsiaNews - a firma di
mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk e segretario generale dell’Assemblea. Considerando
le attuali situazioni di disagio che l’Iraq sta vivendo - si legge nel documento -
i vescovi invitano tutti i gruppi alla riconciliazione, all’armonia e a prendere in
seria considerazione le domande di ogni fazione e partito, al fine di ristabilire
la sicurezza, la stabilità, la democrazia e il pluralismo civico. Il futuro degli
irakeni è l’Iraq e per questo l’Assemblea invita al rispetto reciproco per consolidare
la coesistenza, respingendo al contempo tutte le forme di violenza e di estremismo.
Questa è la nostra terra, la nostra nazione sin dai tempi più remoti; tutti i gruppi
etnici e religiosi hanno convissuto in armonia e comprensione reciproca. L’Assemblea
auspica inoltre che continuerà, rafforzato, questo cammino di pace, in un clima reso
ancora più sicuro dai valori di giustizia e dignità, che possano mettere fine all’emigrazione
e incoraggiare quanti hanno abbandonato le loro terre a fare rientro nelle loro case.
Il fenomeno migratorio - affermano i vescovi irakeni - ha molte ragioni di base e
le molte crisi che si sono susseguite nel Paese, lo hanno incoraggiato. Per questo
l’Assemblea invita tutti gli irakeni a resistere nella loro patria e promuovere ogni
sforzo atto alla ricostruzione. Infine, l’Assemblea si rivolge al governo federale
a Baghdad e al governo della Regione autonoma del Kurdistan, perché si assumano la
piena responsabilità nel fornire sicurezza e stabilità a tutti i componenti di quel
meraviglioso mosaico chiamato Iraq. (R.P.)