India. La società civile e la Chiesa cattolica chiedono l’abolizione della pena di
morte
Impegnarsi formalmente ad abolire la pena di morte: è quanto le Chiese cristiane in
India e la società civile chiedono al governo indiano in un appello congiunto. Il
testo, inviato all’Agenzia Fides, esorta il governo federale a presentare ufficialmente
all’Onu l’impegno di abolire la pena capitale, quando sarà chiamato a riferire davanti
al Consiglio Onu per i Diritti umani, nel maggio 2012. Nel 2010 sono stati condannati
a morte 137 detenuti, si ricorda, e i tribunali continuano a comminarla mentre essa
“non è più accettabile come punizione da nessuna società civile”. Il Ministero per
gli Affari Esteri ha elaborato un Rapporto Nazionale sul tema dei diritti umani, da
presentare nella primavera 2012 alle Nazioni Unite, sul quale gli organismi della
società civile hanno potuto esprimere commenti e proposte: da qui l’appello abolizionista,
firmato da un congruo gruppo di organizzazioni come l’Asian Center for Human Rights,
e condiviso da associazioni cristiane e dalla Chiesa cattolica. Padre Charles Irudayam,
segretario della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi indiani, ha dichiarato
all’Agenzia Fides: “Come Chiesa cattolica condividiamo pienamente l’appello all’abolizione
della pena capitale e abbiamo dato il nostro contributo al Rapporto Nazionale sui
diritti umani. Ricordiamo e difendiamo la sacralità della vita umana: Dio è Creatore
e datore della vita e gli uomini non ne sono i padroni”. “Abbiamo alzato la nostra
voce – prosegue padre Irudayam – e crediamo vi sia una opportunità. Stiamo contribuendo
a un ampio dibattito per sensibilizzare la società indiana per poi presentare un disegno
di legge abolizionista in Parlamento. La pena capitale è presente da 60 anni nell’ordinamento
indiano e non sarà facile modificarla. Ma constatiamo che sono sempre più numerosi
i politici favorevoli all’abolizione, dunque potrebbe esserci una possibilità concreta”.
La pena di morte è presente nella Costituzione indiana del 1950, ma l’India non la
applica dal 2004. Vi sono oltre 400 detenuti in attesa nel braccio della morte.