Il cardinale Sandri al rientro dall'India: incoraggiato da una Chiesa animata da vitalità
e spirito apostolico
Un viaggio incoraggiante nel segno della fede e della carità: è quello compiuto, nei
giorni scorsi, dal cardinale Leonardo Sandri nello Stato indiano del Kerala.
Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha visitato le comunità cristiane
locali su invito della Chiesa siro-malabarese e della Chiesa siro-malankarese. Al
ritorno dall'India, il cardinale Sandri si è soffermato sulla visita con Romilda
Ferrauto:
R. – Una
cosa straordinariamente commovente è stato l’incontro con quelle popolazioni che sono
molto legate alla Sede Apostolica e a cui ho trasmesso la più affettuosa, più ampia,
più intensa, benedizione apostolica del Papa che tutti hanno ricevuto con un’edificante
atteggiamento di devozione per il Successore di Pietro. La Chiesa siro-malabarese
è una delle Chiese più importanti tra quelle cattoliche orientali - possiamo parlare
di un numero di fedeli intorno ai 5 milioni - e ha una vitalità, uno spirito di apostolato,
di evangelizzazione, che lascia veramente pieni di gioia.
D. - Purtroppo
da un po’ di anni, di mesi, quando si parla nei mass media dei cristiani dell’India
si racconta delle discriminazioni di cui sono vittime… Lei era nel Kerala, ha potuto
constatare una certa inquietudine, questi fatti sono stati rilevati da lei?
R.
– Nel Kerala c’è un governo di grande apertura e attenzione ma poi tra le stesse confessioni
religiose - cattolica e tutte quelle che sono ortodosse o giacobite - e le grandi
religioni dell’India come l’induismo e i musulmani, c’è una grande cooperazione, convivenza
e rispetto mutuo; non ci sono questi episodi di violenza, di persecuzione, di inquietudine,
che si sono verificati in altre regioni dell’India e che purtroppo portano alla Chiesa
come tale, anche se non succedono nel Kerala, una situazione di insofferenza nel non
vedere in tutte le parti dell’India il rispetto della dignità della persona umana,
della libertà religiosa e delle diverse Chiese a diverse formazioni confessionali
che esistono.
D. - Quando si parla della situazione dei cristiani in
India bisogna dunque evitare di generalizzare, ci sono situazioni locali molto diversificate…
R.
– Esattamente. Per esempio in tutte le cerimonie nelle quali io sono stato, sono stato
ben accolto dagli gli indù, che addirittura in una di queste sono venuti con un elefante
che io ho potuto avvicinare; oppure in un’altra occasione sono venuti con i loro cembali,
con le loro orchestre, suonando in mezzo a tutta la gente anche cattolica: una convivenza
che manifesta un grande stile pacifico.
D. - Rimane il fatto che c’è
una preoccupazione per altre situazioni in India…
R. – Certamente, tutti
noi siamo preoccupati per quello che succede in India quando non si rispettano la
dignità della persona umana, soprattutto dal punto di vista della sua caratterizzazione
religiosa: la libertà religiosa, il potere esercitare la propria fede senza costrizioni,
senza violenze da parte di nessuno. Gli educatori, i capi religiosi, tutti devono
sempre esortare a evitare, perché non è questo il cammino né della vita, né della
religione, né della Chiesa.
D. – La Chiesa in un Paese come l’India
continua a essere presente nell’educazione nelle opere sociali…
R. -
Una delle celebrazioni che ho avuto nella Chiesa siro-malankarese vicino a Trivandrum
è stata proprio la celebrazione dell’apertura della Chiesa a un programma di azione
sociale per la costruzione di case, per la questione della salute pubblica, per tutti
quelli che non hanno casa e che restano per la strada, per tutti gli affamati, perché
possano avere un luogo dove trovare un piatto da mangiare. Per la Chiesa siro-malabarese
e siro-malankarese in India non esiste una fede astratta, non esiste una fede che
si riduce semplicemente a degli atti religiosi: c’è una fede operante che si trasforma
in vita e che si trasforma in aiuto concreto a quelli che hanno più bisogno. (bf)