Costituita in Vaticano una nuova Fondazione per il dialogo tra scienza e fede
Un inedito strumento per la promozione del dialogo tra scienza, teologia e filosofia:
è quanto si propone la nuova “Fondazione Scienza e Fede – Stoq”, costituita da Benedetto
XVI su richiesta del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura. Sulla Fondazione - che ha sede in Vaticano ed è stata presentata stamani
alla stampa - Fabio Colagrande ha intervistato il sottosegretario al dicastero
della cultura, mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda:
R. - Lo scopo
è quello di dare continuità e di garantire la stabilità alle iniziative che sono iniziate
in Vaticano già da qualche tempo chiamate “progetto Stoq”, e aprirsi a nuovi progetti
di dialogo tra il mondo delle scienze naturali e il mondo della filosofia e della
teologia.
D. - In concreto, quali sono queste attività?
R.
- Fondamentalmente possiamo parlare di tre livelli. Il livello che occupa la maggior
parte delle attività, riguarda programmi di docenza, di insegnamento nelle pontificie
università romane, in particolare delle questioni che riguardano il dialogo tra la
scienza e la fede. Un altro settore, è quello della ricerca attraverso seminari workshop
e poi un livello più basso, che è quello della grande divulgazione dei principali
contenuti del dialogo tra la scienza e la fede, attraverso conferenze pubbliche, mostre,
pubblicazioni, sito web…
D. - Qual è stato fino ad ora, l’atteggiamento
della scienza verso il “progetto Stoq”?
R. - In un certo senso il “progetto
Stoq”, nasce come una risposta alle chiamate, alle sollecitudini che arrivano dal
mondo delle scienze, che spesso si trova davanti a problemi cui la scienza stessa
è incapace di rispondere, come ad esempio, i problemi etici che pone l’uso della scienza
applicata alle tecnologie, ma anche le grandi questioni dell’esistenza, che inevitabilmente
sorgono, quando si contempla il mistero della vita o dell’universo.
D.
- Una Fondazione legata al dicastero della cultura, che però godrà di piena autonomia:
cosa significa?
R. - Come ogni Fondazione, una volta costituita, in
virtù del diritto, acquista vita propria: rimane legata al Pontificio Consiglio della
Cultura attraverso la figura del presidente, però avrà le sue cariche istituzionali
e svolgerà - sempre coordinandosi con il Pontificio Consiglio della Cultura e le università
pontificie romane che vi fanno parte - il proprio programma di attività.
D.
- Quali sono i progetti futuri più vicini per quanto riguarda l’attività della Fondazione?
R.
- Continuare investendo nella formazione soprattutto dei futuri agenti pastorali,
dei sacerdoti religiosi incaricati della formazione, rafforzando i programmi di insegnamento
che sono già presenti in molte università romane su scienza e teologia o scienza e
filosofia. In secondo luogo, potenziare la divulgazione dei principali contenuti attraverso
un grande portale web, con programmi di formazione a distanza di e-learning. E poi
proseguire su alcuni filoni di ricerca molto promettenti: in questi tempi, soprattutto
quello delle neuroscienze, cioè le staminali adulte che sono tra i più in vista attualmente.
(bi)