Taiwan: per i vescovi la riconferma del Presidente Ma utile anche ai rapporti con
la Chiesa cinese
La rielezione del Presidente Ma Ying-jeou potrebbe rafforzare i legami tra la Chiesa
in Taiwan e quella della Cina continentale. Questo almeno l’auspicio espresso da mons.
John Hung Shan-chuan, presidente della Conferenza episcopale regionale cinese che
riunisce i vescovi dell’isola, dopo il voto dello scorso sabato che ha riconfermato
Ma alla presidenza del Paese. Secondo l’arcivescovo di Taipei, la vittoria del leader
del partito Kuomintang (Kmt), favorirà lo sviluppo e ha buone probabilità di favorire
i rapporti tra le due Chiese in particolare attraverso maggiori scambi per la formazione
del clero cattolico nella Cina continentale e potrebbe quindi incoraggiare anche i
contatti tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare cinese. La vittoria di Ma, un
pragmatico moderato, artefice da quando è al potere di un significativo miglioramento
delle relazioni con la Cina, da cui l'isola si è separata dal 1949, è stata accolta
con favore dal mondo imprenditoriale di Taiwan e ha fatto tirare un sospiro di sollievo
sia a Washington che a Pechino. Stati Uniti e Cina temevano, infatti, l'instabilità
che sarebbe seguita a un'eventuale vittoria di Tsai Huang-liang, del Partito Progressista
Democratico (Dpp), che nella campagna elettorale ha criticato il presidente Ma per
la sua “debolezza” verso la Cina. Dal nuovo mandato ci si aspetta anche una politica
più attenta alla lotta alla povertà. In questo senso si è espressa all’agenzia Ucan
suor Stephana Wei Wei, direttrice del “Rerum Novarum Center”, un centro gestito dai
Gesuiti che assiste immigrati ed emarginati. Secondo la religiosa l’isola ha bisogno
di una politica fiscale che ridistribuisca le ricchezze a favore dei più poveri. (L.Z.)