Perù: confermata l'assoluzione a padre Bartolini, difensore degli indios in Amazzonia
E’ stato assolto anche in seconda istanza dalla magistratura di San Martin (Alto Amazonas)
padre Mario Bartolini, il missionario passionista italiano accusato nel 2009 di diversi
reati tra cui “ribellione contro lo Stato”, in occasione della mobilitazione delle
popolazioni indigene dell’Amazzonia contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse
naturali. Con la sentenza, che ne ratifica una già emessa il 23 dicembre 2010 dalla
giustizia di Yurimaguas, sono stati prosciolti anche il giornalista Geovanni Acate,
direttore dell’emittente diocesana ‘Radio Oriente’ e gli esponenti del Fredesaa –
il ‘Fronte di difesa e sviluppo di Alto Amazonas’ – imputati nello stesso processo,
oltre ai dirigenti nativi che in precedenza erano stati invece riconosciuti colpevoli
di incitazione alla ribellione durante le proteste, sfociate nelle violenze di Bagua.
“Certamente a questa felice conclusione del processo per l’intero gruppo si è arrivati
anche grazie al nuovo contesto politico seguito al cambio di presidenza in Perù. I
principali accusatori contro padre Mario erano infatti gli uomini del partito allora
al potere” scrive in una nota l’associazione missionaria ‘Aloe Onlus’, che ha seguito
fin dall’inizio la vicenda di padre Bartolini. Dal 2006, padre Bartolini denuncia
le violazioni del ‘gigante’ locale dell’agricoltura, il ‘Grupo Romero’ che, come documenta
anche il vicariato apostolico di Yurimaguas, ha ottenuto concessioni di sfruttamento
nel territorio di Barranquita illegalmente, sulla base di una vecchia disposizione
del regime di Alberto Fujimori (l’ex-presidente di origine giapponese condannato a
25 anni di carcere per violazioni dei diritti umani, la cui figlia, la senatrice Keiko,
è stata tra l’altro candidata alle presidenziali del 2011). “I ‘campesinos’ – spiega
Pignotti – rivendicano diritti sulle loro terre a fronte di multinazionali e privati
che arrivano nel territorio vantando titoli di proprietà fasulli, come se si trattasse
di terre di nessuno e i residenti sono costretti a dover dimostrare legalmente di
essere lì da generazioni”. (R.P.)