2012-01-18 14:06:12

Perù: confermata l'assoluzione a padre Bartolini, difensore degli indios in Amazzonia


E’ stato assolto anche in seconda istanza dalla magistratura di San Martin (Alto Amazonas) padre Mario Bartolini, il missionario passionista italiano accusato nel 2009 di diversi reati tra cui “ribellione contro lo Stato”, in occasione della mobilitazione delle popolazioni indigene dell’Amazzonia contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Con la sentenza, che ne ratifica una già emessa il 23 dicembre 2010 dalla giustizia di Yurimaguas, sono stati prosciolti anche il giornalista Geovanni Acate, direttore dell’emittente diocesana ‘Radio Oriente’ e gli esponenti del Fredesaa – il ‘Fronte di difesa e sviluppo di Alto Amazonas’ – imputati nello stesso processo, oltre ai dirigenti nativi che in precedenza erano stati invece riconosciuti colpevoli di incitazione alla ribellione durante le proteste, sfociate nelle violenze di Bagua. “Certamente a questa felice conclusione del processo per l’intero gruppo si è arrivati anche grazie al nuovo contesto politico seguito al cambio di presidenza in Perù. I principali accusatori contro padre Mario erano infatti gli uomini del partito allora al potere” scrive in una nota l’associazione missionaria ‘Aloe Onlus’, che ha seguito fin dall’inizio la vicenda di padre Bartolini. Dal 2006, padre Bartolini denuncia le violazioni del ‘gigante’ locale dell’agricoltura, il ‘Grupo Romero’ che, come documenta anche il vicariato apostolico di Yurimaguas, ha ottenuto concessioni di sfruttamento nel territorio di Barranquita illegalmente, sulla base di una vecchia disposizione del regime di Alberto Fujimori (l’ex-presidente di origine giapponese condannato a 25 anni di carcere per violazioni dei diritti umani, la cui figlia, la senatrice Keiko, è stata tra l’altro candidata alle presidenziali del 2011). “I ‘campesinos’ – spiega Pignotti – rivendicano diritti sulle loro terre a fronte di multinazionali e privati che arrivano nel territorio vantando titoli di proprietà fasulli, come se si trattasse di terre di nessuno e i residenti sono costretti a dover dimostrare legalmente di essere lì da generazioni”. (R.P.)







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