Myanmar: Aung San Suu Kyi ufficialmente iscritta tra i candidati alle prossime elezioni
In Myanmar, la leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, in passato duramente osteggiata
dall’ex giunta militare, ha registrato questa mattina la sua candidatura alle elezioni
parlamentari suppletive, che si terranno il primo aprile prossimo. In palio, 48 seggi
parlamentari. Si tratta sicuramente di un significativo progresso nel processo di
democratizzazione del Paese asiatico. Giancarlo La Vella ne ha parlato con
Francesco Sisci, corrispondente per l’Asia del Sole 24 Ore:
R. – Sì,
è sicuramente un altro concreto passo avanti verso lo sviluppo della democrazia. Ci
sono stati una serie di altri passi in questi ultimi anni. Uno, assolutamente significativo,
ha riguardato la decisione americana di aprire relazioni diplomatiche con il governo
birmano, il che significa la base per uno scambio politico duraturo. C’è anche il
fatto che, da una parte, c’è la candidatura di Aug San Suu Kyi – e dobbiamo vedere
poi che cosa riuscirà ad ottenere alle elezioni – ma dall’altra parte c’è anche un
necessario compromesso sul ruolo dei militari, che non potranno essere semplicemente
mandati a casa, ma continueranno ad avere un qualche potere. Per vedere quanta democrazia
arriverà in Birmania nei prossimi anni, più che seguire Aung San Suu Kyi dobbiamo
forse assistere alle mosse dei militari nello scambio complessivo.
D.
– Per arrivare a una democrazia piena, quali sono gli altri aspetti su cui bisogna
lavorare?
R. – Bisogna stare attenti a trovare un ruolo di compromesso
con le forze conservatrici ed è proprio in questa direzione che adesso si marcia.
I militari possono avere un ruolo un po’ più marginale, sia nella politica ma anche
nell’economia. E’ importante, però, vedere i progressi nell’apertura del mercato,
l’apertura agli investimenti stranieri e la volontà degli stranieri di andare ad investire
in Myanmar.
D. – Quale, secondo te, tra gli attori internazionali è
opportuno che guardi da vicino processo di democratizzazione?
R. – I
tre attori principali sono stati e sono finora Thailandia, Cina e India. Oggi, comincia
ad aggiungersi l’America e sarebbe opportuno che vi si aggiungesse l’Europa, però
è difficile immaginare che oggi l’Europa fra i tanti problemi che ha, riesca a trovare
energie sufficienti per pensare alla Birmania, eppure questo sarebbe un momento particolarmente
importante e favorevole. (bf)