“Costa Concordia”: trovati altri 5 corpi. I morti accertati sono 11
Si aggrava il bilancio delle vittime del naufragio della Costa Concordia: sono stati
individuati i cadaveri di una donna e 4 uomini. I corpi, con indosso i giubbotti salvagente,
si trovano in una parte sommersa della nave. Al momento, i morti accertati sono 11.
I dispersi, secondo la prefettura di Grosseto, sono 24. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Le ricerche
continuano senza sosta. Sono state usate anche cariche di esplosivo
per aprire dei varchi nel relitto. La speranza è che si possano trovare persone ancora
in vita. “Ma bisogna fare in fretta – ha ricordato il ministro dell’Ambiente Corrado
Clini – perché le condizioni meteoclimatiche stanno per cambiare”. Resta altissimo,
poi, il rischio ambientale a causa di una possibile fuoriuscita di carburante. L’operazione
di messa in sicurezza dei serbatoi, che potrebbe provocare un’oscillazione del relitto,
avrà inizio solo dopo la conclusione delle ricerche dei dispersi. Intanto, il comandante
della nave, Francesco Schettino, durante l’interrogatorio di garanzia ha ammesso di
trovarsi “al comando al momento dell’impatto con lo scoglio”. Il gip di Grosseto si
è riservato di decidere sulla convalida del suo arresto. Il ministro dello Sviluppo
economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera, ha detto infine che
il naufragio della Costa Concordia è “un caso drammatico, clamoroso di errore umano
o quantomeno di non rispetto di policy e regole”.
Calamità e tragedie umane,
scenari per porre in evidenza la solidarietà umana, così come accaduto tra gli abitanti
dell’Isola del Giglio che si sono prodigati per accogliere i naufraghi nelle loro
case e nelle loro chiese, tanto che il premier Monti ha proposto per loro la medaglia
al valore civile. Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza del parroco
Lorenzo Pasquotti:
R. - Da parroco,
le posso dire che i gigliesi se lo meritano, veramente. Il nostro problema era la
sproporzione tra questa massa di gente che arrivava tutta bagnata, infreddolita e
disorientata. Non capiva dov’era, nessuno sapeva che cos’era l’isola del Giglio, non
sapevano se si trovassero sulla terraferma o sul continente.
D. – Ho
letto su un giornale che lei avrebbe sistemato un giubbotto di salvataggio sull’altare
della sua chiesa…
R. – Quando c’è stata la Messa, abbiamo messo un giubbotto,
un casco di sicurezza, una fune, uno di quei teli per la termoregolazione ed un vassoio
con il pane che veniva distribuito.
D. – Perché questo gesto?
R.
– Perché “l’isola delle vacanze” è diventata anche “l’isola della solidarietà”. Questa
è stata la cosa veramente importante ed i gigliesi non lo dimenticheranno mai. (vv)