Alla Gregoriana, convegno per celebrare l'opera teologica di mons. Luis Ladaria
L’occasione è la traduzione in lingua francese di due delle sue opere più recenti,
centrate sui temi dell’antropologia teologica e del Mistero della Trinità, che identificano
i punti cardine del suo pensiero teologico. Stiamo parlando di mons. Luis Francisco
Ladaria, vescovo, teologo e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede,
a cui la Pontificia Università Gregoriana, di cui è stato docente e vice rettore,
ha inteso rendere omaggio attraverso un convegno dedicato alla sua figura di teologo.
Molteplici gli interventi tesi ad evidenziare il contributo intellettuale offerto
da mons. Ladaria nel campo della teologia dogmatica e trinitaria, come pure il suo
spessore umano. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:
“Signore,
unico Dio (…) sappiano essere riconoscenti anche i tuoi per tutto ciò che è tuo di
quanto ho scritto in questi libri. Se in essi c’è del mio, sii (mi) indulgente Tu
e lo siano i tuoi”. La citazione della preghiera con cui Sant’Agostino conclude la
sua opera dedicata alla Trinità, suscita commozione in una sala gremita e partecipe.
Nel giorno in cui i suoi studenti e i docenti dell’ateneo pontificio che lo ha visto
insegnante e vice rettore rendono omaggio al suo decennale lavoro teologico, mons.
Ladaria sceglie di raccontarsi attraverso quell’umiltà che fu propria del vescovo
d’Ippona, ed evidenzia lo spirito di servizio che motiva da sempre il suo impegno
nello studio e nell’insegnamento. Un’opera di indiscusso valore che sintetizza le
molteplici prospettive in materia di teologia della Trinità. Ma quale luce offre all’uomo
la contemplazione del Mistero della Trinità? Ascoltiamo mons. Luis Ladaria:
“Pensiamo che non siamo esseri isolati, che siamo frutto dell’amore,
che Dio è Amore in se stesso e ama noi, e che dunque il principio e la fine di tutto
è l’amore”.
E’ dunque il Mistero del Dio uno e trino che svela
all’uomo la Verità su se stesso. Il teologo e sacerdote Philippe Curbeliè:
“La
Santissima Trinità è veramente il cuore della nostra fede. Il cuore, dunque, illumina
tutto. Se posso entrare per contemplare il mistero di Dio, Uno e Trino, posso forse
meglio capire i misteri della nostra fede, cioè la nostra creazione, il disegno salvifico
di Dio su di noi e anche questa vocazione alla beatitudine, che è per ogni uomo su
questa terra”.
L’uomo – aggiunge il reverendo Curbeliè - è dunque
capace di Dio, chiamato ad accogliere in sè Dio che lo chiama ad una vita bellissima”.
Una vita alla quale ci prepariamo seguendo le orme di Cristo. Ed è proprio Gesù, il
figlio di Dio fatto uomo, che si fa ponte fra il cielo e la terra, mediatore di salvezza
per tutti. Ascoltiamo il prof. Dario Vitali, sacerdote e docente
di Ecclesiologia all’Università Gregoriana:
“L’uomo che entra nel
mistero della Trinità comprende non solo Dio ma comprende se stesso, naturalmente
attraverso quella porta straordinaria del farsi uomo di Dio, che è appunto l’incarnazione
del Verbo eterno. Noi veniamo da Dio e torniamo a Dio. La nostra relazione fondamentale,
quindi, è con Dio e il Padre e questo accade in Cristo, mediante il dono dello Spirito.
Per cui, il Cristo che viene compie la salvezza non in termini astratti, ma donandoci
il suo spirito in maniera che noi, fatti figli in Lui, possiamo entrare in relazione
con il Padre. Questo mi pare il cammino spirituale che può davvero dar senso alla
vita di un uomo”.