Legge sulla blasfemia in Pakistan: 161 incriminati e 9 morti nel 2011
Non smette di crescere il numero delle vittime in Pakistan per la controversa legge
sulla blasfemia, mentre le minoranze religiose soffrono per l’estremismo dilagante.
Come riporta l’agenzia Fides, nel 2011, a causa della cosiddetta “legge nera”, almeno
161 persone sono state incriminate e 9 uccise con esecuzioni extragiudiziali, vittime
di accuse di blasfemia. Tali imputazioni, ha detto di recente un avvocato musulmano
che ha chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza, “sono false nel 95% dei casi”.
Secondo un rapporto dell’Asian Human Rights Commission, Ong che monitora i diritti
umani nel continente, “il Pakistan ha fallito nel garantire il rispetto dei diritti
umani al suo popolo”. L’organizzazione ha documentato nel 2011 l’uccisione di 18 difensori
dei diritti umani e di 16 giornalisti, impegnati in un’opera di denuncia dei mali
della società, della corruzione e dell’estremismo islamico. Il 2011 ha registrato
l'uccisione di personalità di alto profilo, come il governatore del Punjab, Salman
Taseer, e il ministro federale delle Minoranze, il cattolico Shabhaz Bhatti, “omicidi
compiuti - sottolinea la Commissione - da gruppi estremisti religiosi infiltrati nelle
forze dell'ordine”. “Lo Stato è rimasto muto spettatore di tali omicidi” sottolinea
l’Ong, che aggiunge come “questa inettitudine del governo” abbia “favorito la conversione
forzata all'Islam di ragazze provenienti da gruppi religiosi minoritari: in totale,
nel 2011, circa 1.800 ragazze, fra indù e cristiane, sono state costrette a convertirsi
all'Islam, con mezzi come il rapimento e lo stupro”. Il testo cita anche centinaia
di morti per “delitto d’onore”, l’aumento di violenze settarie a Karachi, con 1.800
morti nel 2011, e nel Beluchistan, dove sono stati registrati 225 vittime e oltre
6.000 dispersi. (A cura di Giada Aquilino)