Popolazione asiatica alterata dal drammatico fenomeno degli aborti selettivi femminili
Gli aborti selettivi femminili stanno alterando la composizione della popolazione
umana in particolare in Asia dove la pratica è molto diffusa. L’allarme è stato lanciato
dalla United Nations Population Division (Unpd) e dal U.S. Census Bureau’s
International Programs Center (Ipc), le due maggiori organizzazioni che si occupano
di controllare e registrare le tendenze di crescita della popolazione mondiale. I
dati raccolti da questi organismi, di cui da notizia AsiaNews, indicano che India
e Cina sono i “campioni” nella pratica di feticidi e infanticidi femminili, con un
indice medio di sex ratio (rapporto tra numero di nascite maschili e femminili)
di 120 (ovvero 120 maschi ogni 100 femmine). Il limite oltre il quale si parla di
sex ratio innaturale è di 105. Tuttavia, il problema oggi coinvolge anche Hong
Kong, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam. Il fenomeno della crescita innaturale
della sex ratio (alla nascita) è stato notato per la prima volta negli anni
’80 in Cina. L’applicazione nel 1979 della politica sul figlio unico – che proibisce
alle coppie di avere più di un figlio e punisce con gravi sanzioni pecuniarie e discriminazioni
chi viola il divieto –, in pochissimi anni ha dato i suoi effetti. Nel 1982, la sex
ratio alla nascita si attestava a 108.5; 111.14 nel 1990; 117 nel 1999; 118.9 nel
2005. Oggi, questo dato è cresciuto ancora: in alcune zone oscilla tra il 130 e il
140. In altre, supera il 150. Feticidi e infanticidi femminili sono molto diffusi
anche in India, terza economia dell’Asia e democrazia più grande del mondo. Lo squilibrio
maggiore lo si registra nell’area nordoccidentale, dove la sex ratio per bambini
al di sotto dei 6 anni è di 120, se non maggiore. A New Delhi, capitale del Paese,
la sex ratio si attesta a 115. Per quanto riguarda i Paesi emergenti – ovvero
Hong Kong, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Vietnam –, la sex ratio alla nascita
varia da 107 (Singapore) a 109-110 (Hong Kong e Taiwan). Secondo lo studio di Daniel
Goodkind, “Child underreporting, fertility, and sex ratio imbalance in China”, la
Sudcorea rappresenta un curioso caso di ritorno a una sex ratio equilibrata:
dopo aver toccato il valore di 115 maschi su 100 femmine tra il 1994 e il 1996, oggi
il rapporto è sceso a 107. “Non grazie a una politica di governo – sostiene lo studioso
–, ma alla società civile, che in modo spontaneo e non coordinato ha ricominciato
a onorare, proteggere e valorizzare le sue figlie”. Pur in modo non grave, preoccupano
i dati di Filippine (109), Bangladesh (108), Kirghizistan, Turchia e Medio oriente
(tutti con una media intorno al 107). (M.G.)