La Caritas e l'impegno post-sisma ad Haiti: 24 milioni di euro e dozzine di progetti
Messe e preghiere celebrate in chiese di fortuna. In questo modo, migliaia di haitiani
hanno ricordato ieri una delle pagine più nere della loro storia recente: il sisma
che due anni fa causò la morte di oltre 200 mila persone e un milione e mezzo di sfollati,
metà dei quali ancora senza casa. Sull’impegno umanitario prodotto dalla Caritas locale
e internaizonale in 24 mesi, Fausta Speranza ha sentito Paolo Beccegato,
responsabile Area internazionale della Caritas italiana:
R. – A livello
governativo – dalle Nazioni Unite alla Conferenza dei donatori, riguardo la promessa
dei circa 10 miliardi di dollari fatta all’indomani del terremoto – in base ai dati
che risultano a noi, comunque dati governativi, meno della metà siano stati effettivamente
messi a disposizione e di questi una buona parte non è ancora stata trasformata in
realizzazioni concrete. Per cui si parla di 4,6 miliardi di dollari impegnati tra
il 2010 e il 2011: quindi, dei dieci miliardi, meno della metà sono stati impegnati
e solo una parte di questi è stata trasformata in realizzazioni concrete.
D.
– Che cosa dire dell’impegno Caritas?
R. – Per quanto riguarda l’impegno
della Caritas, all’interno della rete di Caritas Internationalis, abbiamo contribuito
con uno specifico di circa 24 milioni di euro, di cui 14 milioni sono già progettualizzati:
abbiamo finanziato progetti di aiuto immediati per più di 3 milioni di euro, di ricostruzione
per 4.8 milioni. Abbiamo già avviato progetti in ambito socio-economico, soprattutto
nel settore del microcredito per 3 milioni e 600 mila euro. C’è stato poi un grosso
impegno per quanto riguarda l’emergenza colera e quindi la prevenzione in ambito idrico-sanitario
e l’assistenza medica per un milione e 200 mila. Il nostro approccio specifico guarda
anche alla formazione al lungo periodo e quasi un milione di euro è stato impiegato
in questo senso.
D. – Ci sono anche bambini e giovani coinvolti in progetti
di animazione, formazione e istruzione. Sono 1.900 i bambini che segue la Caritas…
R.
– L’impegno verso soprattutto la ricostruzione delle scuole è dedicato all’istruzione,
all’accompagnamento dei casi più difficili e alle famiglie in disagio: questo è certamente
una priorità per noi e direi che, con lo sguardo di speranza, vogliamo portarci a
casa – dopo due anni di lavoro – per il futuro. In particolare, penso a quelle classi
di bambini che hanno potuto ricominciare ad andare a scuola. Pare che ormai, sostanzialmente,
questo problema sia superato anche dal punto di vista complessivo e cioè che praticamente
tutti i bambini siano tornati a scuola e quindi il tasso di scolarizzazione sia tornato
ad essere in linea con gli standard internazionali.
D. – In cosa ha
trovato più difficoltà la Caritas ad Haiti?
R. – Certamente, riguardo
alla ricostruzione. E’ l’ambito in cui si fa più fatica: non vi sono i piani di ricostruzione
operativi a livello nazionale e il lungo stallo per le elezioni ha un po’ rallentato
tutto il processo delle concessioni edilizie. C’è poi anche il tema delle strade e
della logistica che è stato fortemente rallentato a livello governativo, condizionando
anche il nostro lavoro, perché senza piani di ricostruzione non possiamo procedere
in modo rapido alla ricostruzione di scuole, ospedali e case. Questo è stato sicuramente
l’aspetto che ha più rallentato il nostro lavoro. (mg)