Al via il tour diplomatico di Wen Jiabao nei Paesi del Golfo
Il premier cinese Wen Jiabao inizia domani un tour diplomatico in Arabia Saudita,
negli Emirati Arabi Uniti e Qatar. Un viaggio importante, di carattere soprattutto
economico. Dopo gli Stati Uniti e l’Africa, Pechino volge il suo sguardo con sempre
maggiore interesse al mondo arabo. Quanto i sommovimenti avvenuti in questo anno possono,
di fatto, influire su una sempre maggiore penetrazione cinese nell’area? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto al collega Fernando Mezzetti, esperto di questioni
cinesi:
R. – La Cina
teme gli effetti delle “Primavere arabe” in casa propria, perché ha una forte minoranza
musulmana – circa 20 milioni di persone – che rivendica indipendenza e soprattutto
una certa libertà dal centralismo autoritario di Pechino.
D. – Evidentemente
sono forti, però, anche gli interessi economici in quest’area; Pechino vuole espandere
la sua azione anche su Paesi che sono considerati il fulcro economico del mondo arabo
…
R. – Pechino ha bisogno di fonti energetiche, cioè petrolio. E questa
visita è diretta, in questo momento, soprattutto a tranquillizzare l’Arabia Saudita
e i Paesi del Golfo ad essa alleati. Infatti, Pechino è – con la Russia – quella che
maggiormente si oppone alle sanzioni all’Iran e quindi aumenterà le proprie importazioni
di greggio dall’Iran. Sarà l’unico Paese che approfitterà delle tensioni che montano
tra l’Occidente e l’Iran e al tempo stesso vuole tranquillizzare l’Arabia Saudita
dicendo: guardate che se io incremento le mie importazioni dall’Iran, non è che io
stia politicamente con l’Iran. Io voglio stare in pace con tutti, anche con voi.
D.
– E’ possibile immaginare un effetto propulsivo, dal punto di vista economico, anche
su Paesi come l’Egitto e la Libia, che stanno vivendo un momento di transizione importante,
dopo i sommovimenti?
R. – Certamente, Pechino cercherà di inserirsi
nella nuova Libia. Una cosa che è passata quasi sotto silenzio è che quando è scoppiato
l’attacco a Gheddafi, i cinesi avevano in Libia 35 mila persone, che hanno rimpatriato
nel giro di due settimane. Quindi, cercherà di reinserirsi nella nuova Libia, e i
libici certamente terranno conto di chi ha contribuito a rovesciare Gheddafi. Pechino
non ha mosso un dito per questo. Per quanto riguarda l’Egitto, invece, anche lì, Pechino
cercherà di inserirsi, ma un movimento religioso integralista come quello dei “Fratelli
musulmani” lo vedo andare poco d’accordo con Pechino, o quantomeno Pechino andare
poco d’accordo con loro.
D. – I venti della “Primavera araba” hanno
soffiato, seppure in maniera piuttosto blanda, anche in Cina. Questo avvicinamento
con il mondo arabo può, di fatto, riaccendere la miccia delle proteste?
R.
– No, non credo. Pechino non ha nessuna intenzione di riaccendere sommovimenti nel
mondo arabo e tanto meno permettere che i riflessi arabi arrivino in casa propria.
Su internet e sui social network, nel periodo delle Primavere arabe ci sono stati
dei tentativi, ma sono stati stroncati sul nascere. Pechino adesso guarda alla Siria
e con grande preoccupazione, anche. Quello che sta accadendo in Siria, però, la convince
della necessità di fermezza e autoritarismo interno. (gf)