2012-01-12 14:31:24

Viaggio dei vescovi Usa-Ue in Terra Santa. Mons. Fontana: l'unico futuro sono pace e giustizia


Sono in partenza dalla Terra Santa gli otto vescovi europei e americani che da sabato scorso hanno visitato alcune delle zone di Israele e della Palestina per portare aiuto alle comunità cattoliche locali. Il loro annuale pellegrinaggio si è concluso oggi con la pubblicazione del “Messaggio dei cristiani di Terra Santa”. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il delegato italiano del gruppo di presuli, mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro:RealAudioMP3

R. – In sostanza, abbiamo detto che noi puntiamo sulla pace, sulla giustizia per tutti, con un’espressione abbastanza felice che è uscita fuori nel comunicato finale: "Per essere pro-israeliani, bisogna essere pro-palestinesi" perché la giustizia è per tutti.

D. – Alla fine di questo lungo pellegrinaggio, un suo bilancio, una sua impressione …

R. – Direi due punti. Non possiamo più guardare alla situazione dicendo: “Pregheremo e basta per voi”, perché questo offende Dio. Bisogna metter mano alla solidarietà concreta. La mia diocesi ha offerto una casa per i poveri. Se ogni diocesi prende l’impegno di realizzare una casa per i poveri, il problema è risolto. Per l’Europa, per quanto in crisi, mettere insieme quel po' di denaro necessario per aggiustare un appartamento non è certo impossibile. C’è un progetto del Patriarcato latino: basta che ci mettiamo mano tutti insieme e si può fare. Secondo, puntare sulla formazione delle persone. Fa pena vedere un mare di ragazzi con il mitra in mano, dall’una e dall’altra parte. Basta. Non bisogna che i ragazzi di 18 anni si formino all’ideologia secondo cui l’unica salvezza è sparare. Bisogna ritornare agli strumenti della pace. Innanzitutto, il dialogo: quello è l’unico strumento che abbiamo ma è potentissimo.

D. – Ha visto, in questi giorni, espressioni concrete di dialogo tra israeliani e palestinesi?

R. – Una cosa concreta che mi piace dire è che ho visto finalmente passi concreti di unità all’interno della Chiesa. Lei sa che la Chiesa in Terra Santa ha molti riti diversi. Dopo il Sinodo e il richiamo forte del Papa – l’abbiamo visto proprio in questi giorni – c’è una fortissima sinergia del Patriarca latino. Ognuno, con le proprie differenze, le proprie identità, però si riesce molto di più a parlare con una voce sola. E questo è già un bel servizio che può rendere la Chiesa.

D. – Quindi, possiamo dire che la "parola d’ordine" con cui lasciate la Terra Santa sia questa: unità e azione concreta...

R. – Sì, unità e solidarietà. Abbiamo incontrato le autorità dell’una e dell’altra parte e abbiamo detto, con molto rispetto ma con molta chiarezza, che la Chiesa non vuole tacere. Non si tratta solo di povertà materiale, ma della consapevolezza che c’è una larghissima parte di israeliani che vuole la pace, come pure una larghissima parte di palestinesi che vuole la pace. Questa – come dicono nel mondo arabo – è la madre di tutti i problemi. Se lo si risolve, si compie un atto di civiltà per tutti. E io credo che questa carità la Chiesa la debba al resto del mondo. (gf)







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