Nigeria: altri quattro omicidi fra i cristiani, Boko Haram fa leva su povertà e ignoranza
Il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, potrebbe tornare a concedere i sussidi
al consumo di carburante dopo le violente proteste della popolazione, che minaccia
di ostacolare la produzione del greggio. Intanto, la violenza dilaga su più fronti,
non più solo contro i cristiani, uccisi a decine nelle ultime settimane, gli ultimi
quattro ieri a Potikusm, località a nordest del Paese. Silvia Koch ha chiesto
alla prof.ssa Adriana Piga, docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali
dell'Università di Roma La Sapienza, qual'è la base sociale del gruppo dei Boko Haram,
autore di molteplici attacchi anche a danno delle stesse comunità musulmane locali:
R. - Si tratta
di un movimento di guerriglia urbana, collegata a gruppi terroristici come l’Acmi
– gruppi della Somalia, e il fronte islamico ciadiano, del tutto xenofobo e di tipo
iconoclasta – composto per lo più di giovani e giovanissimi, illetterati e soprattutto
disoccupati. Ovviamente, essendo un movimento fondamentalista, inneggia alla possibilità
di uno Stato islamico in tutta la Nigeria e si scaglia contro la legittimità del governo
federale e contro tutto ciò che è occidentale, però con notevoli margini di ambiguità.
Ad esempio, utilizza tantissimi strumenti della modernità, come i cellulari, come
i trasporti moderni… I Boko Haram senz’altro rappresentano una forma di populismo
giovanile: si oppongono alle confraternite sufi, ancora molto importanti nella Nigeria
centrosettentrionale, e allo stesso tempo ai simboli della cristianità. Infatti, il
cristianesimo sta espandendosi in tutto il centro-nord della Nigeria. Vi è una pletora
di Chiese cristiane evangeliche, che tra l’altro conoscono una grande competitività
nel loro stesso seno, e una continua scissione. Quindi, c’è una situazione assolutamente
esplosiva, collegata peraltro ad una diffusissima serie di strategie di comunicazione
religiosa: praticamente, uno scontro mediatico fortissimo. Ci sono anche altre spiegazioni
che risiedono in una serie innumerevole di conflitti fondiari e che presentano i Boko
Haram come frutto di dinamiche politiche locali.
D. - Possiamo dire
qualcosa da un punto di vista degli appoggi della comunità internazionale al governo
nigeriano?
R. - Goodluck è stato spinto molto dal Fondo monetario internazionale
ad annullare le sovvenzioni al carburante. Il prezzo della benzina è bruscamente raddoppiato.
Ha scatenato manifestazioni imponenti, proprio perché i nigeriani vivono al 90 per
cento con due dollari al giorno, nonché un profondo malessere popolare. Si è creato
un movimento che si chiama “Occupy Nigeria”, che contesta soprattutto la corruzione
a livello governativo. Ed è vero che con i tagli alle sovvenzioni, il governo nigeriano
avrebbe risparmiato addirittura otto miliardi di dollari, ma è anche vero che è assolutamente
insostenibile ciò che è stato fatto, visto il livello di povertà sia rurale che urbana.
È diffusa anche una certa paura delle stesse popolazioni – sia cristiane sia musulmane
– nei confronti della polizia nazionale, perché la risposta di Jonathan Goodluck è
stata una risposta di stampo militare.
D. - Gli esponenti della comunità
islamica hanno condannato da subito le violenze sui cristiani. Ci può dire qualcosa
sui rapporti tra la comunità islamica e le Chiese cristiane?
R. - I
rapporti sono storicamente tesi, però nell’islam ortodosso la violenza è sempre stata
condannata. La situazione è drammatica perché ormai i cristiani, in effetti, hanno
iniziato l’esodo verso le regioni meridionali. Questo ultimatum, lanciato qualche
giorno fa dal Boko Haram, chiedeva ai musulmani che abitano nel Sud di ritornare al
nord e ai cristiani che vivono nelle città del centro-nord, di ritornare verso le
regioni meridionali. Quindi, è come se si ipotizzasse nuovamente una spaccatura della
Nigeria, in un immenso nord rurale e musulmano, ed un sud molto più industrializzato,
e molto più istruito, come era ai tempi dell’indipendenza e subito dopo. Questo è
assolutamente antistorico e assolutamente improponibile. (bi)