Mons. Nosiglia: i giovani siano più protagonisti nella Chiesa e nella società
I giovani evangelizzatori dei giovani: è la proposta lanciata dall’arcivescovo di
Torino, mons. Cesare Nosiglia, che ha ipotizzato di creare forme oratoriali,
anche in centri commerciali e in luoghi di divertimento, i cui protagonisti siano
gli stessi giovani. Da quali considerazioni trae origine questa proposta? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto allo stesso arcivescovo di Torino:
R. – Nasce
dal discorso che il Papa ha fatto anche venendo a Torino in occasione dell’Ostensione
della Sindone, quando ha parlato di Torino come il laboratorio della nuova evangelizzazione.
La nuova evangelizzazione non può non avere come soggetto anche i giovani. E allora
chi è che può evangelizzare i giovani se non i giovani o comunque persone che sappiano
parlare il loro linguaggio? Noi abbiamo la grande tradizione degli oratori. Sono stati
sempre aperti però, di fatto, molti non li frequentano più. Allora è importante essere
presenti con proposte forti in luoghi come supermercati, piazze e anche tanti luoghi
di divertimento, dove i giovani ci sono. Questa è una grande sfida. Non si tratta,
ovviamente, di trasferire materialmente gli oratori nei centri commerciali o nei luoghi
di divertimento ma di ricercare forme oratoriali. Perché non andare a cercare i giovani,
là dove si trovano?
D. – In questo senso la città di Torino può essere
considerata un laboratorio?
R. – Abbiamo un esempio anche molto bello.
Io sono stato recentemente ai Murazzi del Po che qui a Torino sono considerati il
luogo per eccellenza dello sballo. Lì c’è un oratorio salesiano. Ci sono giovani che
avvicinano altri giovani con il linguaggio della musica, del dialogo, del confronto.
E il messaggio è questo: ci si può divertire senza bisogno di ricorrere alla trasgressione.
Io credo che se la Chiesa si aspetti che i giovani ritornino, questo è difficile:
bisogna andare a trovarli là dove sono. Chi ci deve andare? Devono essere i giovani,
gli animatori. Certo, la cosa poi non finisce lì. Però, intanto, si è gettato un ponte
di amicizia. Si dà testimonianza che la Chiesa non ti aspetta , ma viene alla ricerca
nel tuo ambiente di vita, per renderlo più sereno, più coinvolgente, con valori positivi.
D.
– A proposito di spazi che possono rivelarsi ponti di una nuova evangelizzazione,
oltre i centri commerciali, è auspicabile anche l’inserimento di queste forme oratoriali
in luoghi di divertimento dei giovani come discoteche, stadi?
R. – Sulle
discoteche avrei un po’ di dubbi perché la discoteca è impostata in una maniera molto
diversa. Ma non è escluso che si possa tentare. Qualsiasi ambiente, secondo me, è
sempre un ambiente dove il Vangelo può entrare. Credo che in altri luoghi, invece,
come i supermercati, anche spazi legati allo stesso sport, sia possibile… Credo che
i giovani attendano qualcosa. C’è un credito che fanno anche a questo tipo di iniziative.
Poi, certo, non saranno tutti, sarà solo una parte ad essere coinvolta. Però, intanto,
è un esempio concreto che si deve dare.
D. - La crisi economica, le
difficoltà nel lavoro, soprattutto per molti giovani sembrano scandire la vita della
società contemporanea. Quale atteggiamento devono avere i giovani per affrontare al
meglio queste difficoltà?
R. – Devo dire che anche loro a volte sono
un po’ poco protagonisti, aspettano sempre dal mondo adulto che ci sia una risposta.
A volte vengono da me genitori e mi chiedono: mio figlio è senza lavoro, lei potrebbe
trovare un lavoro? Io dico: ma perché non è venuto lui? I giovani si diano da fare.
Certamente, c’è bisogno anche di dare possibilità ai giovani di esprimersi soprattutto
secondo le loro creatività. Per esempio, il lavoro autonomo sta avendo un discreto
successo e credo che su questo si potrà trovare una via per dare spazio la lavoro
dei giovani. (bf)