Documento dei vescovi della Comece: una comunità europea di solidarietà e responsabilità
L’economia sociale di mercato è più che un modello economico, in essa risiedono i
principi di libertà, giustizia e solidarietà. Così in sintesi il cardinale Reihnard
Marx, arcivescovo di Monaco e Freising, vicepresidente della Commissione degli episcopati
della Comunità europea (Comece), che oggi ha introdotto a Bruxelles la presentazione
del documento “Una comunità europea di solidarietà e responsabilità”. “Radicato nei
principi filosofici e giuridici dell’antichità greco-romana e della teologia biblica”
– ha detto il porporato – tale modello “stabilisce un legame tra la libertà di mercato,
il principio della giustizia e il comandamento della carità”. Quattro i capisaldi
del modello: l’azione libera e gratuita che ha un grande significato per la coesione
sociale. Una competitività sana “per poter eliminare tasse e imposte e quindi ridurre
il debito e finanziare le spese correnti”, priva di distorsioni di mercato. “La politica
sociale capace di garantire protezione sociale e giustizia partecipativa a tutti coloro
che sono nel bisogno”. “Una gestione più sostenibile delle risorse naturali e della
lotta contro le conseguenze del cambiamento climatico”. Secondo i vescovi, dunque,
“una società non può funzionare solo con diritti da far valere, ma ha bisogno di uno
spazio di generosità”. Sul documento presentato oggi Massimiliano Menichetti ha
raccolto il commento di mons. Gianni Ambrosio vescovo di Piacenza–Bobbio, nominato
dal Consiglio permanente Cei delegato presso la Commissione degli episcopati della
Comunità europea:
R. – E’ un
documento pensato da molto tempo, ma che assume un’attualità davvero notevole nella
situazione di difficoltà e di crisi nella quale ci troviamo. L’espressione “economia
sociale di mercato” deriva soprattutto dalla tradizione tedesca, poi la stessa Unione
Europea l’ha fatta propria. Si tratta allora di camminare su questa strada.
D.
– Ma in questo momento, in cui l’Europa è fortemente minacciata dalla crisi economica,
come vescovi cosa volete dire con questo documento? Che operatività avrà?
R.
– Il documento vuole essere di aiuto per l’Unione Europea nel suo complesso, anche
per le Commissioni europee, perché da un lato si affermi – come già si sta attuando
– la libertà del mercato e dall’altro che questa libertà non sia distorta. Non una
libertà di fare, prescindendo dall’etica, prescindendo da quei valori di solidarietà
che sono davvero fondamentali. Nello stesso tempo, con questa evoluzione della comunità
europea verso l’economia sociale di mercato, si tende anche a far risaltare tutto
lo spazio – per così dire – di generosità, di dono che deve essere presente nel sistema
economico e sociale europeo, accogliendo così anche quell’invito che proviene dalla
Caritas in veritate, dove il Papa inserisce la dimensione, la forza e la spinta
del dono, della gratuità proprio perché il sistema economico e sociale sia un sistema
equilibrato.
D. – Questo documento, in particolar modo percorre anche
una grande sfida: rimette in primo piano quello che è l’origine, il fondamento, le
radici dell’’Unione Europea, perché guarda alla radice greco-romana, ma anche della
teologia biblica…
R. – Indubbiamente, perché questo documento è intriso
di tutta quella cultura che è nostro patrimonio, della nostra Europa in senso ampio.
Quindi, c’è tutta la tradizione biblica con il senso della solidarietà, del guardare
verso l’Alto e riconoscere che non siamo noi i creatori del mondo. C’è tutto il pensiero
filosofico della tradizione greca e della tradizione romana; il senso della giustizia
che è stato messo ben in luce dalla tradizione romana. Tutti questi aspetti che compongono
l’umanità della nostra Europa sono ben presenti nel documento e devono essere fatti
valere, perché altrimenti l’Unione Europea decisa solamente in riferimento o all’euro
o a qualche decisione di tipo finanziario non ha uno sbocco e certamente non ha un
futuro. Il recupero, invece, di questa tradizione umanistica in senso pieno può essere
davvero di grande aiuto per il futuro dell’Europa, ma io dico anche per il futuro
del mondo intero.
D. – Sulla politica sociale si incoraggia un ripensamento
della ripartizione di competenze tra Unione Europea e Stati membri. Nell’ottica di
aiutare chi ha bisogno e quindi delle politiche fiscali, auspicate la responsabilità
primaria degli Stati singoli.
R. – Questo è fondamentale. Il principio
di sussidiarietà è decisivo nella costruzione dell’unità europea. Laddove una questione
riguarda più da vicino una popolazione, questa può essere presa e deve essere presa
responsabilmente dal singolo Stato. Poi, naturalmente, si tratta di concertare tutte
le varie decisioni: ecco, allora, il compito delle Commissioni, dell’Unione Europea
nel suo insieme. Ciò che va sempre rispettato è il principio di sussidiarietà e le
tradizioni dei singoli popoli: non ci può essere una Europa a senso unico. Dico spesso
che non ci può essere un’Europa senza il Mediterraneo, perché non sarebbe Europa,
ma d’altra parte non può essere considerata solo dal punto di vista del Mediterraneo,
perché c’è anche tutto il Nord Europa. Dunque, questo respirare a due polmoni, come
diceva Giovanni Paolo II, credo che quanto mai importante per il futuro europeo. Speriamo
che questo documento possa contribuire a far fronte alle difficoltà economiche e finanziarie,
ma soprattutto di valori in cui ci troviamo oggi. E’ un auspicio, nell’anno nuovo,
perché si possa riprendere con slancio il cammino verso l’unione europea. (mg)