Congo: i vescovi chiedono rispetto della legalità e condannano la violenza
Rispetto della legalità e della legittimità, ferma condanna delle violenze nel Paese.
Questi, in sintesi, i temi all’ordine del giorno che la Conferenza episcopale della
Repubblica Democratica del Congo (Cenco) ha affrontato durante i lavori dell’assemblea
plenaria straordinaria che si è conclusa ieri presso il centro Caritas di Kinshasa.
I vescovi hanno ribadito ancora una volta la necessità di intervenire al più presto
per fermare l’ondata di violenza che potrebbe innescarsi a seguito dei controversi
risultati elettorali dello scorso 28 novembre. I presuli congolesi auspicano anche
un coinvolgimento dei cristiani nelle iniziative di pace. I lavori assembleari sono
stati preceduti da una messa d’invocazione allo Spirito Santo presieduta da mons.
Nicolas Djomo, vescovo di Thsumbe e presidente della Conferenza episcopale. Durante
i lavori, l’episcopato ha annunciato azioni pacifiche per verificare il risultato
delle urne. Al riguardo un documento è stato distribuito sabato scorso in tutte le
parrocchie del Paese. Anche l’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Monsengwo Laurent
Pasinya, ha invitato la popolazione ad azioni pacifiche per indurre a un cambiamento
di attitudine del potere politico. Dopo l’esito controverso delle elezioni presidenziali,
l’episcopato congolese ha espresso preoccupazione per il clima di tensione e ha chiesto
alle forze politiche più dialogo e chiarezza per il bene del Paese; la revisione dei
dati elettorali, affidata a una commissione internazionale di verifica, accettata
dalle due parti, con una scadenza ben precisa; una vigilanza accurata nei riguardi
del conteggio dei voti delle elezioni legislative; un’eventuale condivisione del potere
tra il presidente Kabila ed esponenti del partito di Tshsekedi. «Entro tre settimane
— sottolinea l’episcopato — i fedeli dovranno essere preparati ad azioni non violente,
azioni che, si spera dovrebbero portare a un cambiamento di atteggiamento del potere
politico». Dal canto loro anche sacerdoti e religiosi della capitale Kinshasa hanno
invitato la popolazione congolese a organizzare azioni non violente di disobbedienza
civile per il ripristino della legittimità e della legalità del potere nel Paese dove
il clima è abbastanza surriscaldato. Nella regione del Katanga, infatti, è tornato
lo spettro di conflitti armati dopo l’evasione del capo ribelle Gédéon Kyungu Mutanga.
Mons. Fulgence Muteba Mugalu, vescovo di Kilwa-Kasenga, nel nord della provincia meridionale
del Katanga, ha spiegato che «diversi villaggi dell’Haut Katanga si sono svuotati
dei loro abitanti, fuggiti in seguito a violenti scontri verificatisi a Mubidi, tra
miliziani agli ordini di Mutanga e soldati dell’esercito regolare: in totale si tratta
di oltre diecimila civili sfollati. La regione — ha aggiunto il vescovo di Kilwa-Kasenga
— sta sprofondando nella violenza, nella psicosi e nella paura. (T.C.)