Conclusa la visita ufficiale in Cina del presidente della Corea del Sud
Il presidente della Repubblica di Corea (la Corea del Sud), Lee Myung-back ha terminato
oggi la sua tre giorni di visita ufficiale in Cina. Oltre al presidente, Hu Jintao,
il capo di Stato sudcoreano ha incontrato il premier cinese, Wen Jiabao, e il presidente
del parlamento, Wu Bangguo. La visita rientra nella ricorrenza del ventesimo anniversario
delle relazioni diplomatiche sino-coreane. “La Cina - ha detto il portavoce del ministero
degli Esteri di Pechino Hong Lei - pone molta importanza alla visita e spera che questa
visita possa ancora di più stringere la fiducia reciproca politica, così come gli
scambi e la cooperazione fra i due Paesi e la partnership strategica bilaterale”.
Dei temi al centro dei colloqui, Fausta Speranza ha parlato con Francesco
Sisci giornalista del Sole24Ore, da anni a Pechino:
R. – Senz’altro,
l’economia è un elemento estremamente importante. Ma io direi anche la politica, in
questa occasione. Infatti, i 20 anni della normalizzazione dei rapporti diplomatici
sono estremamente importanti perché in quel momento, nel 1992, la Cina decise di allontanare,
allentare le relazioni con la Corea del Nord e aprirsi alla Corea del Sud come partner
commerciale ma anche politico, per una stabilizzazione della situazione in tutta la
penisola coreana.
D. – E poi c’è la questione della Corea del Nord…
R.
– Oggi, abbiamo una fase di transizione estremamente delicata della Corea del Nord.
Abbiamo un nuovo leader – Kim Jong-il – è un ventenne che deve ancora provare a sé,
al suo Paese e al mondo di cosa sia capace. Tutti sono estremamente preoccupati: la
Cina – e il Giappone, l’abbiamo visto – ma anche la Corea del Sud, che affronta un
problema enorme, cioè la possibilità di una riunificazione con il Nord. Questa possibilità
di riunificazione è un ideale nazionalistico, magari altissimo e bellissimo, ma che
da un punto di vista economico e politico avrebbe dei costi giganteschi.
D.
– C’è una strategia “bilaterale” Cina-Corea del Sud, ma c’è anche tutto un equilibrio
regionale: che dire di questo?
R. – Sì, c’è un equilibrio regionale
molto delicato. Noi abbiamo visto che lo scorso Natale c’è stato un vertice tra giapponesi
e cinesi. Noi sappiamo che i coreani del Sud hanno dietro, come anche i giapponesi,
gli americani. Credo che intorno a questi incontri si stia cercando di definire un
futuro politico nel quale la Corea del Nord possa rimanere indipendente, ma possa
essere sempre più integrata in un futuro ordine regionale. Quale sia questo ordine
regionale è tutto da pensare e da creare, e non è chiaro. L’importante sarebbe, per
ora, non avere scoppi improvvisi di tensione intorno alla Corea del Nord.
D.
– Tra Corea del Sud e Cina, se parliamo di economia, c’è in un certo senso il baluardo
"fisico" della Corea del Nord. Adesso si sta in qualche modo preparando un passaggio
maggiore di merci, di scambi?
R. – Diciamo che ancora sul passaggio
fisico delle merci – per esempio dalla Corea del Sud alla Cina, che è una delle idee
che si ventilano ormai da oltre un decennio – tutto questo ancora non è stato chiarito.
Quello che mi sembra essere importante al momento, e che si sta cercando di verificare,
è qualcosa di un po’ più semplice: la possibilità che la Corea del Nord non esploda
in politiche aggressive né, in qualche modo, si frantumi, si sciolga, lasciando un
vuoto geopolitico enorme nella regione. (gf)