Brasile: il Consiglio indigenista missionario denuncia le violenze contro i bambini
L'omicidio di un bambino indigeno di Maranhão, carbonizzato dai trafficanti del legno
(madeireiros) nel mese di ottobre 2011, ha provocato di recente l'indignazione di
molti brasiliani manifestata nelle reti sociali. Anche se in ritardo, la reazione
non riguarda un caso isolato o inedito, perché ogni anno bambini e giovani indigeni
vengono uccisi in tutto il Paese. Gli assassini tuttavia non sono sempre perpetrati
da non-indiani in cerca di terra e legno. Le Comunità dove vivono quanti hanno problemi
di alcol e droga sono spesso, purtroppo, scenario di tragici eventi, come l'omicidio
di una bambina indigena di 9 mesi, assassinata con un macete, nel novembre dello scorso
anno. Il fatto è avvenuto dopo una lite tra il padre della bambina e altri indigeni
ubriachi della tribù, che si trova a Minas Gerais. Secondo la nota inviata all’agenzia
Fides dal Cimi (Consiglio Indigenista Missionario), il numero dei bambini indigeni
assassinati nel 2011 non è ancora stato definito. Tuttavia nel 2010 il rapporto del
Cimi informava che quattro bambini erano stati uccisi, tra cui una bambina di 8 anni,
violentata, picchiata e uccisa nel villaggio di Tey Cue, nel Mato Grosso do Sul. Secondo
le indagini, una zia della ragazza ha “venduto” la bambina in cambio di droga. Nel
2009 il Cimi ha segnalato 11 omicidi di minori, tra cui un bambino di nove anni del
gruppo Guarani Kaiowá, violentato e ucciso da un adolescente dallo stesso villaggio.
Nel 2008, una ragazza della etnia Guajajara è stata uccisa con armi da fuoco nel Maranhao,
mentre guardava la televisione nella propria casa. Oltre a episodi di violenza di
cui sono fatti oggetto, decine di bambini indigeni muoiono ogni anno per cattive condizioni
igieniche, malnutrizione e mancanza di cure mediche. Nel gennaio dello scorso anno,
otto bambini dell’etnia Xavante sono morti in appena 15 giorni, in seguito ad un attacco
di polmonite. (R.P.)