Nuovi episodi di intolleranza anticristiana in India
In India si segnalano nuovi episodi che fanno temere in una ripresa dell’intolleranza
nei confronti dei cristiani. Nello Stato dell’Orissa due leader sono stati arrestati
con accuse che la comunità cristiana definisce “false e intimidatorie”. Si parla di
collaborazione con la guerriglia e di conversioni fraudolente. C’è il timore che si
torni ad una situazione di tensione che provocò i massacri anticristiani del 2008
nel distretto di Kandhamal. Sul clima in cui vivono i cristiani in India, Giancarlo
La Vella ha intervistato padre Carlo Torriani, missionario del Pime nel
Paese asiatico:
R. – E’ l’atmosfera
che c’è in India da circa una decina d’anni, creata da un’organizzazione, il cui nome
si può tradurre in “volontari per la difesa della cultura nazionale”. Dopo l’indipendenza
si sono scagliati contro i musulmani e dopo sembra che abbiano detto: rivolgiamoci
ai cristiani. Hanno cominciato a propagandare leggi contro le conversioni fraudolente.
Si insinuano soprattutto nelle zone tribali, perché reagiscono male al fatto che chi
si converte al Cristianesimo ha anche accesso alla scuola e questo apre gli occhi
ai fuori-casta e ai tribali, che non si lasciano più sottomettere.
D.
– C’è il timore che possano riesplodere episodi di estrema violenza come i massacri
anticristiani avvenuti nel 2008?
R. – La possibilità c’è, specialmente
in queste zone tribali in cui c’è poco la presenza dello Stato. Tuttavia nel governo
centrale dell’India c’è consapevolezza di queste cose e c’è in piedi la proposta di
varare una legge contro la violenza interreligiosa: la normativa consisterebbe nel
riconoscere come un crimine l’azione di chi organizza e favorisce la discordia tra
le comunità religiose e incita alla violenza promuovendo principi anche attraverso
la propria stampa. (bi)