Le imprese italiane nella morsa della criminalità organizzata: il fatturato della
Mafia sfiora i 140 miliardi
“Le piccole e medie imprese sono le principali vittime di racket, usura e rapine da
parte delle mafie che su di loro fatturano ogni anno oltre 140 miliardi di Euro”.
E’ il dato allarmante che emerge dal XIII rapporto di Sos Impresa, “Le mani della
criminalità sulle imprese”. Più di 190 mila le società commerciali che negli ultimi
tre anni hanno chiuso i battenti, messe in ginocchio, oltre che dalla crisi da pesanti
estorsioni. Il presidente della Confesercenti, Marco Venturi, ribadisce: per salvaguardare
l’economia servono legalità, sicurezza e libertà d’impresa. Il servizio di Cecilia
Seppia:
Dai bar
ai ristoranti, dai negozi ai mercati, ai venditori ambulanti e fino agli alberghi:
sono sempre di più le imprese commerciali colpite dalla criminalità organizzata che,
complice la crisi, si conferma il più grande agente economico del Paese, ormai “Mafia
Spa”, la prima banca d’Italia, con 65 miliardi di Euro di liquidità. Nel mirino sempre
più imprese del Sud, ma anche del Nord con la ‘ndrangheta lombarda, travolte dall’usura,
vera emergenza nazionale. Il commento di Lino Busà presidente
di "SOS Imprese":
"Quello che abbiamo sottolineato in questo Rapporto
con grande preoccupazione è che i soldi liquidi, di cui dispongono le organizzazioni
criminali oggi, in un momento di grande difficoltà per il sistema creditizio italiano
e per le imprese italiane, non solo avvantaggiano ulteriori acquisizioni di altre
imprese da parte delle organizzazioni criminali, ma possono essere anche attrattivi
per altri pezzi di imprenditoria, per la finanza deviata, perché quelli delle organizzazioni
criminali alla lunga diventano mercati protetti senza concorrenza".
E’
grazie alla connivenza collusiva con il mondo politico e amministrativo che le mafie
continuano ad insediarsi in modo tentacolare e ora, stando ai dati del rapporto, controllano
la quasi totalità del mercato del gioco d’azzardo, dello smaltimento dei rifiuti,
del ciclo delle costruzioni fino ad invadere settori nuovi e per certi versi imprevedibili,
come la sanità, lo sport, l’autotrasporto. Cosa serve per fermare questo fenomeno?
Ancora Busà:
“Anzitutto investire di più sulle
persone che hanno denunciato. E’ importante che lo Stato sia vicino, consentendo e
aiutando nel loro reinserimento sociale. Si devono prevedere delle corsie preferenziali
per l’aggiudicazione di appalti per le imprese che hanno denunciato”.
Quindi,
Busà mette in guardia dalla capacità camaleontica della Mafia, capace di mimetizzarsi
e, nonostante il suo volto violento, di rendersi invisibile agli occhi dello Stato.
“Meglio chiudere un’impresa che perdere tutto rivolgendosi agli usurai”, ribadisce
il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, convinto che il governo debba attivarsi
soprattutto in questo ambito per sostenere l’economia reale, la crescita e l’occupazione.
(mg)