Malaysia: le Chiese cristiane dicono basta alle discriminazioni e chiedono più tutele
Le Chiese cristiane in Malaysia non sono più disposte ad accettare un trattamento
inferiore e discriminatorio nei loro confronti. È la decisa presa di posizione espressa
dalla Federazione cristiana della Malaysia (Cfm) in un comunicato diffuso il 6 gennaio
dopo un colloquio con il Premier Najib Razak. Durante l’incontro i rappresentanti
dell’associazione, che riunisce le principali Chiese del Paese tra cui quella cattolica,
hanno chiesto un più deciso intervento del Governo per fermare l’escalation di attacchi,
fisici e verbali, di cui sono stati vittime i cristiani nel Paese in questi ultimi
mesi e di smantellare tutte le leggi e regolamenti che legittimano le discriminazioni
nei loro confronti. “Nell’anno appena trascorso – denuncia la nota, firmata dal presidente
della Cfm, il vescovo anglicano Ng Moon Hing - siamo stati testimoni di incidenti
senza precedenti in cui i cristiani sono stati oggetto di accuse infondate e di insulti
ai quali la polizia ha dato credito accogliendo le denunce. Non solo – continua il
testo ripreso dall’agenzia Eglises d’Asie –, ma gli organi ufficiali del governo,
tra cui i media, hanno agito nello stesso senso nella più completa impunità”. La
nota non si risparmia critiche esplicite all’”inerzia” del Premier Najib Razak: secondo
la Cfm, nonostante la sua immagine di uomo di dialogo e i diversi incontri avuti con
i responsabili cristiani sul problema, il Primo Ministro non è riuscito a fare seguire
alle parole i fatti e a fare prevalere la sua linea di moderazione nell’amministrazione
pubblica. In conclusione, i leader cristiani chiedono al Primo Ministro di istituire
un Ministero per gli affari religiosi non musulmani con il compito di difendere e
proteggere i diritti e gli interessi delle minoranze religiose, che siano cristiane,
buddiste, sikh, taoiste o indù. I cristiani in Malaysia sono il 9% della popolazione,
per i due terzi musulmana sunnita (religione ufficiale del Paese), mentre il 19% pratica
il buddismo; e il 6% induismo. La Chiesa vive in uno stato di soggezione e di esclusione
nei confronti della maggioranza musulmana, un'esclusione che trova la sua legittimazione
nello stesso ordinamento giuridico, sempre più islamizzato, come conferma tra l’altro
l’annosa controversia sull’uso nei testi cristiani del termine Allah per indicare
Dio. (L.Z.)