Crisi economica Ue: Merkel e Sarkozy discutono della "Tobin tax"
La crisi economica e del debito domina ancora lo scenario europeo. Mentre oggi a Bruxelles
si è aperto il tavolo dei negoziatori per arrivare ad una nuova Unione economica rafforzata,
che potrebbe punire con sanzioni i Paesi meno virtuosi, a Berlino s’incontrano il
presidente Sarkozy e la cancelliera Merkel per trovare un’intesa sull’ipotesi "Tobin
Tax". Intanto, si amplia la spaccatura con la Gran Bretagna isolata dal resto dell’Ue.
A Pier Virgilio Dàstoli, presidente del Movimento europeo, Stefano Leszczynski
ha chiesto se le riforme proposte serviranno a rafforzare il sistema europeo:
R. – E’ evidente
che il problema della crisi non si risolve esclusivamente attraverso la disciplina
di bilancio ed è anche evidente che non è possibile affermare, come per ora si afferma,
che il rafforzamento dell’unione economica si ottenga esclusivamente attraverso quello
che è stato chiamato il "Fiscal Compact", cioè l’unione fiscale. Ci vogliono degli
strumenti che non possono essere certo ottenuti attraverso un trattato internazionale,
possono essere ottenuti soltanto attraverso politiche dell’Unione; ci vogliono degli
strumenti diversi per garantire la crescita e lo sviluppo.
D. – La riunione
dei "Cento più uno", che si è aperta oggi a Bruxelles, si concentrerà soprattutto
sulle questioni fiscali e, tra l’altro, sulle questioni sanzionatorie per gli Stati
meno virtuosi…
R. – Queste sanzioni poi sono di carattere finanziario.
E’ come porre degli strumenti ancora peggiori per i Paesi che hanno bisogno invece
di strumenti di aiuto. Quindi, non è attraverso queste sanzioni che si risolve il
problema.
D. – Nel concerto europeo, l’unico Paese che al momento si
è isolato è l’Inghilterra. Un nuovo impulso nel senso della crescita potrebbe, a sorpresa,
venire proprio dall’Inghilterra?
R. – Il Regno Unito è considerevolmente
interessato al tema del mercato interno. Questo è uno dei temi – quello del rilancio
e della realizzazione completa nel mercato interno – che per ora mancavano nel trattato
internazionale e sul quale insiste molto anche la Commissione Europea e, quindi, è
uno degli elementi del rilancio dell’economia. Certo, per ora, da tutte le dichiarazioni
che vengono fatte, il Regno Unito non è il Paese da cui parte il rilancio. La mia
opinione, e che poi è anche l’opinione del movimento europeo che presiedo, è che come
in altri momenti della storia europea bisogna che ci sia qualcuno che si assuma la
responsabilità di indicare un progetto, un metodo e un’agenda per rilanciare il sogno
europeo.
D. – Insomma, l’Europa sente anche il bisogno di ritornare
alla politica alta...
R. – Noi abbiamo un livello di disoccupazione,
in Europa, che è arrivato ad oltre il 10 per cento e abbiamo 87 milioni di poveri.
Bisognerà tornare all’alta politica. Non è questo un bricolage di un trattato che
si limita esclusivamente a porsi il problema della disciplina di bilancio. (ap)