Omicidio nella comunità cinese di Roma: forse non una semplice rapina
Continuano i controlli in vari quartieri della capitale per risalire agli autori del
duplice omicidio costato la vita, il 4 gennaio a Tor Pignattara, a un commerciante
cinese e a sua figlia di 9 mesi. Gli aggressori potrebbero essere italiani o dell’europa
dell’est, secondo le ultime rivelazioni della moglie del commerciante, sopravvissuta
all'agguato. Gli inquirenti non escludono però la pista del regolamento di conti tra
clan criminali, mentre cresce lo sgomento, condiviso anche dal Papa oggi in udienza
con il cardinale Vallini,Vicario di Roma.
Per un'analisi sul delitto e sui
possibili legami con la criminalità Gabriella Ceraso ha sentito il parere di
Antonio Turri referente nel Lazio di Libera,Associazione contro le mafie:
R. – L’omicidio
comunque si inserisce in un clima di violenza e di sopraffazione che coinvolge tutti,
sia i cittadini italiani che gli ospiti stranieri. A Roma è in corso una lotta tra
gruppi criminali per il controllo delle attività cosiddette illegali, ma anche del
riciclaggio del denaro sporco: chi non ci sta viene da prima avvertito, successivamente
si uccide.
D. – Quanti soldi e quante possibilità hanno le comunità
cinesi? Quanto sono controllate o controllabili?
R. – Credo che proprio
su questo, quello che è avvenuto era prevedibile, nel senso che spesso giovani cinesi,
ma anche di altre etnie, così come i nostri mafiosi, tendono a investire milioni di
euro soprattutto in attività commerciali e questo riguarda interi quartieri, anche
a Latina, nel resto della regione Lazio, senza che dal comune di Roma si sappia o
senza che l’Agenzia delle Entrate sappia da dove vengono questi soldi, come sono stati
accumulati, in quanto tempo… Ebbene io credo che su questo ci sia da porsi forti interrogativi.
Lontano da ogni forma di razzismo, io credo che un Paese che non abbia il controllo
sui flussi di capitali sia una Paese dove situazioni del genere siano prevedibili.
D.
– Serve, quello che si sta dicendo in queste ore da varie fonti istituzionali, uno
statuto speciale? Servono più forze dell’ordine in strada?
R. – No,
non serve a nulla. Servono interventi legislativi seri e mirati e mi riferisco soprattutto
al seguire un po’ il mercato delle licenze, delle autorizzazioni; ma nei quartieri
di Roma, nelle immense periferie, servono anche forti interventi di carattere sociale.
Non bisogna far finta di non vedere. Lo ripeto: alla politica, alla classe dirigente
romana e del Paese, spetta molto da fare in questo campo. (bf)