Sud Sudan: lettera pastorale della diocesi di Rumbek per l’inizio del 2012
La distinzione dei ruoli tra autorità civile e religiosa, la carità come missione
primaria della Chiesa, la nomina del nuovo vescovo: questi gli spunti di riflessione
che padre Fernando Colombo, amministratore diocesano di Rumbek, in Sud Sudan, offre
nella sua Lettera pastorale pubblicata per l’inizio del 2012. La diocesi di Rumbek
è vacante dal 16 luglio scorso, giorno della morte improvvisa del suo vescovo, mons.
Cesare Mazzolari; terminate le consultazioni tramite la nunziatura apostolica di Khartoum,
spetta ora a Benedetto XVI nominare il nuovo presule. Quanto alla distinzione tra
Stato e Chiesa, l’amministratore diocesano esprime innanzitutto apprezzamento per
il rispetto che le autorità civili manifestano nei confronti di quelle religiose e
per la tutela che garantiscono alla libertà religiosa, “base dei diritti umani”. Quindi,
il religioso ribadisce che la questione dei lavoratori non sudanesi, residenti però
in Sud Sudan, e contro i quali a volte è stata manifestata ostilità, ricade sotto
la giurisdizione dello Stato, secondo il passo evangelico di Marco “Date a Cesare
quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. “Spetta perciò al governo civile
– sottolinea padre Colombo – decidere se garantire o meno a tali lavoratori il permesso
di soggiorno e di lavoro e tutelare la loro sicurezza”. Inoltre, la lettera pastorale
ricorda che “la Chiesa cattolica è impegnata al servizio della carità, come comunione
di persone che credono in Gesù Cristo ed agiscono secondo lo Spirito di carità”. “La
nostra missione – continua la missiva – non può essere dedicata agli affari, al potere,
alla politica. Essa consiste esclusivamente nella carità senza discriminazioni, nel
campo dell’evangelizzazione, dell’educazione e dell’assistenza sanitaria”. Infine,
padre Colombo conclude la sua lettera ribadendo che la costruzione del Sud Sudan,
54.mo Stato africano proclamato indipendente il 9 luglio del 2011, “è un compito impegnativo
per tutti e tutti sono chiamati a crescere come una nazione, migliorando la comunione
tra le persone. La Chiesa cattolica è impegnata in modo esclusivo in questa missione”.
Nelle ultime righe del documento, quindi, il Sud Sudan viene affidato al “Dio della
pace”, perché “ispiri e sostenga la fede del suo popolo”. (I.P)