2012-01-06 08:22:12

Rapporto della Ong “Portes Ouvertes”: libertà religiosa negata a 150 milioni di cristiani nel mondo


I cristiani che vivono in situazione di mancanza libertà religiosa sarebbero 150 milioni nel mondo. In testa la Corea del Nord, seguita da Iran, Afghanistan, Arabia Saudita e Somalia. E il fenomeno è in aumento negli ultimi anni. Sono alcuni dati del rapporto di “Portes Ouvertes”, la Ong che dal 1955 opera in un crescendo di attività, a sostegno morale spirituale e umanitario dei cristiani perseguitati. Il servizio è di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Cinquanta i Paesi indicizzati che appaiono nella mappa interattiva della Ong “Portes Ouvertes”. Si va dal primo classificato da 10 anni, la Corea del Nord, dove essere cristiano e possedere una Bibbia può costare la vita, fino all’ultimo in classifica, la Malaysia - divisa tra cristiani animisti e islamici -, dove se ufficialmente la libertà è garantita, sostiene il Rapporto, è quasi impossibile per un musulmano convertirsi. Le tendenze importanti degli ultimi 20 anni segnalano un aumento delle persecuzioni ed un peggioramento in aree quali Nigeria, Sudan, Iraq, Egitto e Pakistan, dove si è raggiunto il culmine con l’assassinio per il ministro delle Minoranze, Shahbaz Bhatti. Tra le cause prevalenti – ma non la sola -, il rafforzarsi dell’estremismo islamico così come del nazionalismo religioso. Sentiamo, in proposito, il parere di padre Bernardo Cervellera, direttore di “Asia News”:

“In questi ultimi 20, 30 anni è cresciuto tantissimo il fondamentalismo per la frustrazione del mondo musulmano nei confronti della modernità. E’ cresciuto anche per via dei finanziamenti provenienti dai Paesi come l’Arabia Saudita, però la persecuzione è causata anche da una frustrazione da parte dei poteri politici nel controllare la propria popolazione e nel voler fermare uno sviluppo della mentalità stessa della popolazione. Un altro dei cespiti della persecuzione è anche il laicismo aggressivo, presente anche in Europa”.

Di contro, si registra una maggiore presa di coscienza ed uno sforzo legislativo, sia in Europa che negli Stati Uniti, proprio a contrastare le persecuzioni delle minoranze, soprattutto in area mediorientale:

“E’ sempre meglio parlare della libertà religiosa che tacere. Per quanto riguarda invece gli effetti, come può essere un cambiamento politico, la cosa si fa un po’ più difficile. L’Unione Europea, ad esempio, ha lottato tanto per la liberazione di Asia Bibi, la cristiana accusata di blasfemia in Pakistan e per questo condannata a morte. In due anni, però, non è che abbia ottenuto molto. Quello che senz’altro c’è, è una maggior coscienza: anche all’Onu, a livello politico, si discute molto di più sulla libertà religiosa e sull’intolleranza”.

Nella sezione “prospettive” del rapporto di “Portes Ouvertes”, le preoccupazioni. Quelle maggiori sono per la Cina e la Corea del Nord, ma anche per i Paesi arabi, quelli della cosiddetta “Primavera araba” dove, salvo nello Yemen, il rapporto registra meno libertà e più persecuzioni nel 2011. “Primavera araba” può, dunque, significare inizio di un “inverno cristiano”? Ancora padre Bernardo Cervellera:

“Questo sommovimento che si è creato in nome della dignità della persona, del lavoro e della ridistribuzione delle ricchezze, effettivamente è andato tutto a favore dei fondamentalisti. La gente è ancora poco abituata alle elezioni democratiche, e quindi sceglie in base al gruppo religioso, al gruppo di appartenenza più immediato. Non dobbiamo però dimenticare che la ‘primavera araba’ è stata anche un’occasione per accendere la miccia nella coscienza sociale di tante persone. Per i cristiani ci sarà senz’altro maggiore difficoltà, ma credo che potranno comunque lottare per il riconoscimento e l’uguaglianza insieme a tanti giovani musulmani che, in questi mesi, hanno sostenuto la causa della libertà religiosa”.







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