Jerzy Kluger e il giovane Karol: un ricordo dell'amico ebreo di Papa Wojtyla
Amici d’infanzia, provati e divisi dalle tragedie del conflitto mondiale, e poi di
nuovo insieme negli anni della maturità. È la parabola che in tanti in questi giorni
hanno ricordato di Jerzy Kluger, il compagno di giochi ebreo di Karol Wojtyla scomparso
il 31 dicembre scorso all’età di 90 anni. Alessandro De Carolis ripropone un
ricordo di quel rapporto attraverso le parole dello stesso Kluger:
Si è spento
con i ricordi non lontani da “Lolek” e dai tempi in cui una fede diversa non rendeva
più fragile il cemento dell’amicizia. Jerzy Kluger, hanno detto le persone a lui vicine
negli ultimi istanti, conservava lucidi nei frammenti della memoria fiaccata dall’Alzheimer
i ricordi di sé stesso e del giovane Karol. Lui ebreo e Karol cattolico, spesso insieme
sugli sci o dietro un pallone. Insieme anche quella volta, quando Jerzy entra dove
non era ovviamente mai entrato, in una chiesa, nella quale Karol sta servendo Messa
e al quale vuole portare subito la notizia della loro promozione scolastica. In quel
mentre, una donna gli chiede perché un ragazzino ebreo si trovi lì. Ed ecco come lo
stesso Kluger ha rievocato alcuni anni fa questo episodio:
"Lui [Karol
Wojtyla] finisce, viene da me e io gli dico: 'Guarda che siamo stati ammessi'. 'Sì,
sì, ma senti: quella donna che cosa voleva da te? Perché ti ha attaccato così?', mi
domanda. 'Mi ha chiesto: cosa ci fai in chiesa?', gli dico. E lui: 'Questa gente non
capisce che siamo figli dello stesso Dio'... Aveva dieci anni".
La guerra
li divide: Karol seminarista clandestino, Jerzy combattente contro i nazisti che gli
hanno sterminato la famiglia nei lager. Ventisette anni di silenzio, poi l’amicizia
ritorna salda com’era nata grazie al Vaticano II che li fa reincontrare: Karol un
vescovo, Jerzy un ingegnere stabilitosi a Roma, che un giorno vedrà l’amico chierichetto
diventare Papa. Un amico di entrambi, il prof. Stanislaw Grygiel, ricorda al microfono
dei colleghi della nostra redazione polacca:
“Jerzy Kluger viveva sempre
del ricordo della sua amicizia con Karol Wojtyla che è nata nella scuola di Wadowice.
Quest’amicizia era molto profonda nonostante le differenze religiose e culturali.
Quello che li univa era l’identità polacca di ambedue. Per lui non c’è stata una contraddizione:
era un polacco-ebreo e questa sua identità forse l’ha portato più vicino alla Chiesa
cattolica e allo stesso Wojtyla. Parlava sinceramente della sua amicizia con Wojtyla.
Penso che questa sua amicizia potrebbe essere un segno indicativo anche per i dialoghi
ebreo-cattolici, mai conclusi”.