È morto l’arcivescovo emerito di Udine mons. Battisti, amato per il suo impegno nel
Friuli del dopo terremoto
Domani, nella cattedrale di Udine, i funerali di mons. Alfredo Battisti, 86 anni,
arcivescovo emerito del capoluogo friulano, spentosi il primo gennaio. Il presule
è stato alla guida dell’arcidiocesi di Udine dal 1973 al 2000 e fu definito “il vescovo
del terremoto” per il suo impegno nella fase della ricostruzione. Mons. Battisti si
adoperò anche affinché il friulano diventasse lingua liturgica. Per un ricordo di
questa figura di pastore ancora molto amata tra i fedeli, Marco Guerra ha sentito
mons. Duilio Corgnali, arciprete di Tarcento e già vicario per la cultura della
diocesi di Udine:
R. – E’ entrato
in Friuli e lì è stato accolto dal terremoto del 5 maggio 1976, che lo ha obbligato
a radicarsi rapidamente in questa terra. Di fatto, diventa pastore della Chiesa di
Udine in Friuli, e si fa interprete delle necessità della gente, chiama a raccolta
tutta la Chiesa, e raccoglie 800 gemellaggi di diocesi italiane con altrettante comunità
colpite dal terremoto. E in questo modo diventa un vero leader spirituale, ma anche
sociale, entrando nel cuore di tutti i friulani.
D. - Il vescovo era
molto legato alla cultura friulana, e allo stesso tempo si adoperò nel dialogo tra
le diverse etnie che abitano in questo estremo nord-est dell’Italia…
R.
– Capì che qui convivevano tre etnie: tedescofona, slavofona e friulana. Queste realtà
avevano bisogno di grande attenzione. Così, si mise subito sulla strada dell’ inculturazione
della fede, diede molta attenzione anche alla lingua friulana: promosse la traduzione
della Bibbia, poi la traduzione del dizionario in friulano che furono approvati dalla
Congregazione per il culto divino. Il friulano, grazie a lui, è diventato una delle
lingue liturgiche della Chiesa cattolica. E in Friuli la promozione umana non poteva
prescindere dalla cultura, dalla storia e dalla lingua. (bi)