In Germania cresce l’occupazione nonostante la crisi dell'euro
Il tasso di disoccupazione in Germania è sceso a meno del 7%, cioè ad un livello minimo
dalla riunificazione tra est e ovest. Nel 2011 il numero di persone occupate è cresciuto
dell’1,3% rispetto all’anno precedente. In questo momento di crisi globale e in particolare
di forte crisi europea, certamente alcuni problemi di alcuni Paesi possono risultare
positivi per altri, in termini di tassi di interesse o di esportazioni, ma l’analisi
del successo della Germania deve comprendere diversi fattori, come spiega, nell’intervista
di Fausta Speranza, l’economista Alberto Quadrio Curzio:
R. – Innanzitutto
la Germania ha continuato a migliorare la qualità dei suoi prodotti manifatturieri,
che sono un vero punto di forza su scala mondiale. Inoltre io credo che il sistema
istituzionale tedesco funzioni molto bene e che tutto ciò favorisca anche l’economia.
D. – Ma si può dire che in questi anni la Germania abbia fatto da “formichina”
mentre Paesi come Irlanda, Spagna, Grecia e Italia, anche con tutte le diversità delle
situazioni, hanno fatto un po’ da “cicala”?
R. – La Germania è stata
certamente cauta, ma non ha evitato degli errori, perché il suo sistema bancario –
per esempio – era molto esposto e lo è tuttora verso i Paesi periferici dell’eurozona:
la Grecia, la Spagna e il Portogallo, meno nei confronti dell’Italia per varie ragioni.
Tuttavia è riuscita a cavarsela anche in questa circostanza, perché il finanziamento
del suo debito pubblico è diventato, via via, meno oneroso in quanto i titoli di Stato
tedeschi sono stati considerati molto affidabili e il risparmio si è precipitato ad
acquistare quei titoli, facendo scendere i tassi di interesse. Ciò detto, bisogna
ricordare che sono stati fatti significativi investimenti in infrastrutture; le imprese
hanno investito molto, anche per un regime fiscale favorevole, nella ricerca scientifica
e tecnologica. E quindi è stato tutto l’insieme del Paese che ha certamente retto
molto bene.
D. – Ci piacerebbe pensare che dopo aver visto che in fase
di globalizzazione anche i problemi si fanno ormai globali, anche che questa ricchezza
e prosperità della Germania possa farsi in qualche modo globale anche in Europa, se
le cose riescono ad andare meglio…
R. – Io penso e spero che sia così.
Naturalmente la Germania non solo deve essere apprezzata per le ragioni che dicevo
prima, ma deve essere anche valutata e quando si dice valutata deve essere anche giudicata.
Io credo che la Germania non sia stata sufficientemente lungimirante nel 2011, ma
anche nel 2010, nell’affrontare la crisi greca e adesso le crisi conseguenti. La Germania
è il più potente Paese dell’Europa e uno dei Paesi più forti del mondo, ma da sola
in un contesto di globalizzazione pesa relativamente poco: se la Germania non capisce
che questo suo nuovo status di potenza leader in Eurolandia le attribuisce anche delle
responsabilità per ciò che attiene i profili di solidarietà europea, temo che la crisi
europea non si risolverà a breve termine e che la stessa Germania risentirà di questa
crisi, perché il 60 per cento delle sue esportazioni va verso il resto dell’Europa.
D.
– Visto che parliamo di Germania, parliamo anche di bund, di titoli tedeschi, e dunque
di spread tra Btp italiani e titoli tedeschi: è destinato a rimanere alto questo spread?
R.
– Io credo che il livello dello spread in questo momento sia falsato dai mercati,
perché, da un lato, è stato generato dal calo dei tassi di interesse sui titoli tedeschi
per il forte afflusso di risparmio verso la Germania e, dall’altro lato, per l’aumento
del tasso di interesse sui titoli italiani a causa della percezione di un maggior
rischio che il mercato ha attribuito ai titoli stessi. Io credo che se noi guardassimo
ai fondamentali dei due sistemi economici, proveremmo che questo spread non è rappresentativo
dei fondamentali: ma i mercati in questo momento decidono in tale direzione. Io non
credo che nel medio termine questo spread rimarrà così e non solo perché l’Italia
ha dei conti pubblici che sono sostanzialmente in ordine, malgrado l’alto debito,
ma anche perché chi ha comprato titoli tedeschi, pagandoli prezzi notevolmente sopra
la pari, corre anch’esso qualche rischio: prima o dopo quei titoli potrebbero avere
dei cali di prezzo. (mg)