2012-01-03 12:27:01

In Germania cresce l’occupazione nonostante la crisi dell'euro


Il tasso di disoccupazione in Germania è sceso a meno del 7%, cioè ad un livello minimo dalla riunificazione tra est e ovest. Nel 2011 il numero di persone occupate è cresciuto dell’1,3% rispetto all’anno precedente. In questo momento di crisi globale e in particolare di forte crisi europea, certamente alcuni problemi di alcuni Paesi possono risultare positivi per altri, in termini di tassi di interesse o di esportazioni, ma l’analisi del successo della Germania deve comprendere diversi fattori, come spiega, nell’intervista di Fausta Speranza, l’economista Alberto Quadrio Curzio:RealAudioMP3

R. – Innanzitutto la Germania ha continuato a migliorare la qualità dei suoi prodotti manifatturieri, che sono un vero punto di forza su scala mondiale. Inoltre io credo che il sistema istituzionale tedesco funzioni molto bene e che tutto ciò favorisca anche l’economia.

D. – Ma si può dire che in questi anni la Germania abbia fatto da “formichina” mentre Paesi come Irlanda, Spagna, Grecia e Italia, anche con tutte le diversità delle situazioni, hanno fatto un po’ da “cicala”?

R. – La Germania è stata certamente cauta, ma non ha evitato degli errori, perché il suo sistema bancario – per esempio – era molto esposto e lo è tuttora verso i Paesi periferici dell’eurozona: la Grecia, la Spagna e il Portogallo, meno nei confronti dell’Italia per varie ragioni. Tuttavia è riuscita a cavarsela anche in questa circostanza, perché il finanziamento del suo debito pubblico è diventato, via via, meno oneroso in quanto i titoli di Stato tedeschi sono stati considerati molto affidabili e il risparmio si è precipitato ad acquistare quei titoli, facendo scendere i tassi di interesse. Ciò detto, bisogna ricordare che sono stati fatti significativi investimenti in infrastrutture; le imprese hanno investito molto, anche per un regime fiscale favorevole, nella ricerca scientifica e tecnologica. E quindi è stato tutto l’insieme del Paese che ha certamente retto molto bene.

D. – Ci piacerebbe pensare che dopo aver visto che in fase di globalizzazione anche i problemi si fanno ormai globali, anche che questa ricchezza e prosperità della Germania possa farsi in qualche modo globale anche in Europa, se le cose riescono ad andare meglio…

R. – Io penso e spero che sia così. Naturalmente la Germania non solo deve essere apprezzata per le ragioni che dicevo prima, ma deve essere anche valutata e quando si dice valutata deve essere anche giudicata. Io credo che la Germania non sia stata sufficientemente lungimirante nel 2011, ma anche nel 2010, nell’affrontare la crisi greca e adesso le crisi conseguenti. La Germania è il più potente Paese dell’Europa e uno dei Paesi più forti del mondo, ma da sola in un contesto di globalizzazione pesa relativamente poco: se la Germania non capisce che questo suo nuovo status di potenza leader in Eurolandia le attribuisce anche delle responsabilità per ciò che attiene i profili di solidarietà europea, temo che la crisi europea non si risolverà a breve termine e che la stessa Germania risentirà di questa crisi, perché il 60 per cento delle sue esportazioni va verso il resto dell’Europa.

D. – Visto che parliamo di Germania, parliamo anche di bund, di titoli tedeschi, e dunque di spread tra Btp italiani e titoli tedeschi: è destinato a rimanere alto questo spread?

R. – Io credo che il livello dello spread in questo momento sia falsato dai mercati, perché, da un lato, è stato generato dal calo dei tassi di interesse sui titoli tedeschi per il forte afflusso di risparmio verso la Germania e, dall’altro lato, per l’aumento del tasso di interesse sui titoli italiani a causa della percezione di un maggior rischio che il mercato ha attribuito ai titoli stessi. Io credo che se noi guardassimo ai fondamentali dei due sistemi economici, proveremmo che questo spread non è rappresentativo dei fondamentali: ma i mercati in questo momento decidono in tale direzione. Io non credo che nel medio termine questo spread rimarrà così e non solo perché l’Italia ha dei conti pubblici che sono sostanzialmente in ordine, malgrado l’alto debito, ma anche perché chi ha comprato titoli tedeschi, pagandoli prezzi notevolmente sopra la pari, corre anch’esso qualche rischio: prima o dopo quei titoli potrebbero avere dei cali di prezzo. (mg)







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