Il cardinale Bagnasco sulla piaga del gioco d'azzardo: "Una droga da cui guardarsi"
Il gioco d'azzardo “è una nuova droga da cui bisogna guardarsi. Le istituzioni intervengano”.
Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, questa
mattina a margine di una Messa celebrata a Genova per i giostrai. “Al microfono
di Paolo Ondarza, Maurizio Fiasco sociologo della Consulta Nazionale
Antiusura :
R. – La Chiesa
ha colto una vistosa omissione nel recente decreto salva Italia: è curioso che un
settore come il gioco d'azzardo che l’anno scorso, nel 2011, ha prodotto 76 miliardi
di spesa, oltre il nove per cento del consumo totale di beni e servizi delle famiglie,
non sia stato oggetto di una meditazione sia per gli effetti etico-sociali, ma soprattutto
per gli effetti finanziari: produce infatti una voragine nel debito pubblico e di
questo particolare nella manovra non vi è traccia.
D. – A fronte di
tutto ciò, continuano ad aprire nelle principali città italiane altri casinò, ed è
sempre più diffuso il gioco on line...
R. – Abbiamo dei centri fisici:
sono decine di migliaia di installazioni, diffuse capillarmente nelle città, anche
in prossimità di luoghi molto frequentati da minori. E poi abbiamo dei casinò dentro
casa: le abitazioni domestiche diventano il terminale, la dependance di un casinò
reale, dove c’è tutta la gamma dei giochi d’azzardo.
D. – C’è un problema
sociale. In questo momento di crisi l’idea di poter accedere a guadagni facili, attraverso
il gioco è molto allettante...
R. – E’ una fantasia che viene sfruttata
dal marketing, cioè dalla pubblicità operativa, concretamente messa in atto dai concessionari.
Chi ha di meno è più spinto ad azzardare. Su questa propensione, senza nessun intervento
dell’Authority sulle comunicazioni e sulla pubblicità, si è costruito un marketing
pervasivo ed insistente.
D. – Il gioco di azzardo, come ha detto il
cardinale Bagnasco, è una nuova droga, produce dipendenza?
R. – Lo è
letteralmente, come hanno spiegato illustri neurologi: ha gli stessi meccanismi di
una droga. I meccanismi neurologici che attiva sono esattamente gli stessi e su questo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato una definizione molto precisa, ma i
nostri governi – da 20 anni – non l'hanno recepita.
D. – E le ricadute
non sono solo individuali...
R. – La sofferenza è una sofferenza di
tipo familiare: la sofferenza va sul coniuge, va sui figli e va sugli anziani, perché
porta anche ad un disimpegno degli obblighi di assistenza familiare verso tutti i
congiunti, a partire dai congiunti più deboli. (ap)