I progetti del neodirettore del Festival del cinema di Venezia, Alberto Barbera
Il cinema dell'anno trascorso, quello del nuovo anno e la Mostra d'Arte Cinematografica
di Venezia: il neo-direttore del festival veneziano, Alberto Barbera traccia
per la Radio Vaticana un consuntivo e suggerisce le aspettative. Il servizio di Luca
Pellegrini:
Attento ai
sintomi che attraversano il mondo del cinema, le sue pulsioni artistiche, i suoi handicap
produttivi, le tendenze e gli stili, i desideri del pubblico e i progetti dei registi,
Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema di Torino e da
pochi giorni nominato dal Consiglio d'amministrazione della Biennale di Venezia –
presieduto da Paolo Baratta – alla guida della Mostra veneziana; una responsabilità
che lo porterà a contatto con tutte le cinematografie del mondo, traccia per Radio
Vaticana un bilancio dell'anno appena concluso:
R. - Mi sembra sia stato
un anno ricco di contraddizioni. Alcuni grandissimi film, penso per esempio ai film
internazionali, e alcune conferme assolutamente interessanti, per quel che riguarda
il nostro cinema, per esempio il film di Sorrentino che, anche se non ha convinto
tutti, è un film coraggioso che ha saputo misurarsi con il mercato internazionale
in un contesto che certamente non è incoraggiante, non è entusiasmante. È vero che
il cinema sta attraversando, purtroppo, una lunga fase di transizione di cui si stenta
a vedere la fine. E questo forse spiega, anche in parte, questa continua emorragia
di spettatori, che è forse, la cosa che preoccupa di più.
D. - Mentre
per il 2012, cosa ci dobbiamo aspettare dal mondo del cinema?
R. - Temo
che purtroppo per l’anno prossimo non ci siano all’orizzonte cambiamenti così significativi
da far sperare in una trasformazione positiva e radicale. Mi pare che il cinema proceda
un po’ a tentoni. C’è da sperare che forse qualche luce rischiari questo 2012.
D.
- Lei ritorna, dopo dieci anni, a dirigere la kermesse veneziana: quale tipo di Mostra
sarà la 69.ma, che si aprirà il prossimo 29 agosto?
R. - Intanto, io
ho scelto di non abbandonare il Museo del cinema, un progetto nel quale credo tantissimo,
che mi appassiona. Per quanto riguarda la Mostra, sto cominciando a ragionare su un
progetto. Credo che le condizioni siano cambiate così tanto in questi dieci anni che
davvero si debba un po’ ripensare al Festival nel suo insieme, nel suo complesso,
la forma e la formula. Intanto, penso a una Mostra molto più snella. Sono assolutamente
contrario a questa tendenza bulimica che tutto in il resto del mondo hanno coltivato
in questi ultimi anni, lavorando più sulla quantità che sulla qualità della selezione.
Vorrei poi lavorare secondo due direttrici: da una parte, tentare di riposizionare
Venezia nel contesto del mercato internazionale, e dall’altra parte penso che, oggi,
nessun festival possa accontentarsi di essere soltanto e semplicemente una vetrina.
E quindi in questo senso, bisogna pensare a progetti in una logica di attività permanente
che davvero sono – credo – la carta qualificante, vincente per qualsiasi festival
che voglia misurarsi con la realtà contemporanea del cinema.(bi)