Usa-GB: aumentano i medici pro-vita fin dal concepimento e contro l'eutanasia
Un’inchiesta pubblicata sul numero di dicembre della rivista dei ginecologi statunitensi
rivela che il 57% di essi ritiene che la gravidanza inizi con la fecondazione dell’ovocita
da parte dello spermatozoo; si tratta di una percentuale doppia rispetto a quanti
hanno invece indicato l’impianto come momento d’inizio della gravidanza. I risultati
dello studio condotto su 1800 medici rilevano una netta inversione di tendenza nel
pensiero scientifico se si considera che nel 1965 la stessa associazione dei ginecologi
americani stabilì che il concepimento, e quindi l’inizio della gravidanza, non dovesse
essere identificato con l’unione tra lo spermatozoo e la cellula uovo della donna,
ma con il momento dell’annidamento dell’embrione nell’utero della madre; anzi, inizialmente
non parlavano neppure di embrione, ma di ovulo fecondato. In virtù di potenza culturale
di riferimento, la posizione americana condizionò tutte le associazioni mediche, compresa
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che finirono per adeguarsi alla nuova terminologia,
che non si fondava su alcuna nuova conoscenza scientifica, se non l’interesse a mimetizzare
gli effetti endometriali post-fecondativi della spirale e della pillola contraccettiva.
La seconda notizia positiva, di cui da notizia Zenit, giunge invece dal Regno Unito.
In questo caso gli autori di uno studio pubblicato su Palliative Medicine hanno revisionato
la letteratura medico-scientifica di matrice inglese che negli ultimi 20 anni ha trattato
il tema dell’eutanasia e del suicidio assistito. I 15 studi individuati hanno consentito
di affermare che la maggioranza dei medici inglesi sono contrari sia all’eutanasia
che al suicidio assistito e, cosa ancora più significativa, sono convinti che una
tale pratica non abbia nulla a che fare con la professione del medico. I suddetti
studi dimostrano la resistenza di una medicina che da Ippocrate in poi è fondata sul
bene del paziente e che è assai più radicata di quanto non vorrebbe fare credere una
minoranza molto rumorosa di medici. (M.G.)