2012-01-02 16:47:59

Padre Samir, la 'primavera araba' non è fallita


RealAudioMP3 , 'Il frutto positivo della 'primavera araba' è il movimento stesso. Il fatto che oggi, in quegli stati attraversati dalla rivoluzione, ci si possa opporre ai governi'. In chiusura del 2011 l'islamologo p. Samir Khalil Samir sj traccia un bilancio tutto sommato positivo della cosidetta 'primavera araba' che ha attraversato il Nordafrica e il Medio Oriente a partire dal mese di gennaio. 'Anche in un Paese come la Siria, dove ogni giorno muoiono decine di persone, io vedo un passo in avanti' aggiunge Samir. 'Lì la popolazione ha osato - e continua ad osare - affrontare un regime che non esita a sparare. E lo stesso sarebbe accaduto in Libia se i contestatori del regime non fossero stati aiutati dall'esterno. Dunque il prmo passo in avanti è stato che oggi in quei paesi si può rigettare il potere quando si presenta in forma autocratica'. 'Il secondo frutto positivo - aggiunge lo studioso - è l'inizio di un dibattito popolare, esteso a tutti, per trovare un progetto per il futuro politico e sociale dei vari paesi. Ciò si vede in Tunisia, Egitto, ma anche in tutto il mondo arabo. Non passa un giorno che, su questi temi, non ci siano dibattiti televisivi seguiti da milioni di persone. E' una grossa novità nel mondo arabo ed è un frutto positivo che dimostra come siamo all'inizio di un percorso di rinnovamento. Dobbiamo sempre ricordarci, infatti, che per circa cinquant'anni i paesi arabi non hanno conosciuto una reale democrazia ma solo regimi autoritari o dispotici. Noi arabi dobbiamo ancora imparare come si fa a vivere democraticamente'.
Dunque, secondo padre Samir, 'la rivoluzione per la democrazia e i diritti umani, nei Paesi capofila della Primavera araba, non è fallita anche se non ha portato subito agli esiti che si speravano. Il prevalere degli islamisti in Tunisia e Egitto ci mostra solo la reale struttura di quelle popolazioni. In Tunisia, nonostante un regime laico durato cinquant'anni, sopravvivevano tendenze islamiche. In Egitto, dove queste tendenze sono molto più forti, l'art. 2 della Costituzione affermava e afferma che la Sharia è il fondamento della legislazione'. 'Tutto il mondo arabo-islamico - aggiunge Samir - vede l'islam come l'ideale della vita sociale, politica e religiosa ed è difficile cambiare questa convinzione'. 'La vera questione è come ognuno interpreterà la presenza della religione islamica nella vita politica e sociale. E qui che vedremo se c'è un reale progresso o meno. L'islam, inoltre, si presenta, fin dall'inizio della sua storia per volere di Maometto, come un progetto globale, non solo religioso, ma anche politico, giuridico e sociale. Oggi nel mondo musulmano si discute se questa impostazione sia ancora valida'. 'Credo che oggi spetti a noi cittadini arabi - conclude l'islamologo di origine egiziana - stabilire quali debbono essere i rapporti tra l'islam e i grandi principi della democrazia e dei diritti umani. Dunque in questi paesi la rivoluzione non è fallita ma deve adattarsi e deve evolvere verso una più grande democrazia e una migliore applicazione dei diritti umani'.
Per quanto riguarda il timore dei cristiani di vedere limitare la loro libertà religiosa con l'avvento degli islamisti padre Samir afferma che è un timore fondato. 'E'vero che i governi abbattuti dalla 'primavera araba' cercavano di limitare l'islamismo. Però dobbiamo ricordarci che gli islamisti non sono il demonio. E' dunque possibile cambiare questo islamismo, ma l'unica via è quella della collaborazione tra cristiani e musulmani per dare più libertà, democrazia, giustizia sociale e diritti umani ai paesi arabi. Su questi temi possiamo trovare dei punti comuni'.
(intervista a cura di Fabio Colagrande)








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