Liberalizzazione degli orari dei negozi. Movimento cristiano lavoratori: favorisce
le lobbies
In Italia è stato approvato il decreto per la liberalizzazione degli orari dei negozi:
qualsiasi esercizio commerciale potrà restare aperto, senza dover rispettare fasce
orarie prestabilite, riposi infrasettimanali, chiusure festive e domenicali. Gli enti
locali hanno 90 giorni di tempo per adeguare i propri ordinamenti. A Roma una circolare
dell'Assessorato alle attività produttive già consente di applicare la norma. Sul
decreto esprime dubbi e perplessità Carlo Costalli, presidente del ‘Movimento
cristiano lavoratori’. Amedeo Lomonaco lo ha intervistato:
R. – Sul
tema più generale delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, il governo si gioca
molto del credito che ha avuto inizialmente dal mondo cattolico, perché o si ha il
coraggio di smantellare le corporazioni, oppure è difficile fare le riforme. Detto
questo, sul tema specifico della liberalizzazione degli orari, questi non si devono
liberalizzare o, quantomeno, non vanno liberalizzati solo gli orari. Si devono liberalizzare
le licenze perché, altrimenti, si favorisce sempre chi è già protetto, ossia le corporazioni.
E si favoriscono anche le rendite. Questo vale per i taxi, per le farmacie e per il
mercato del lavoro in generale. Si rischia di creare un grande equivoco: si fa passare
per liberalizzazione un favore che si fa esclusivamente alla grande commercializzazione,
che ha già le licenze.
D. – Molti piccoli esercenti temono che ad essere
avvantaggiati da questo decreto saranno i grandi centri commerciali, a discapito
dei negozi più piccoli…
R. – E’ sicuramente questo il grande equivoco:
non si riesce ancora a resistere al peso delle grandi lobbies. E questo, oggettivamente,
ci lascia un po’ l’amaro in bocca su tanti temi, perché sono stati fatti tanti annunci
ai quali, però, sono poi seguite tante frenate. Non c’è dubbio che si vive in un mondo
globalizzato, non c’è dubbio che c’è bisogno anche della grande distribuzione, ma
se non riusciamo a trovare un equilibrio, i posti di lavoro invece di favorirli si
faranno diminuire: si rischia di mandare in frantumi tanti piccoli negozi che sono
fonte di guadagno per tante famiglie.
D. – A proposito di famiglia,
il Papa ha più volte ricordato che “famiglia” e “lavoro” sono luoghi privilegiati
per l’uomo. Il rischio, però, è che la liberalizzazione degli orari dei negozi, ed
anche la conseguente riduzione dei tempi di riposo, possano compromettere la corretta
alternanza tra questi due ambiti fondamentali della vita…
R. – Non c’è
dubbio. Liberalizzare la giornata lavorativa domenicale ci trova decisamente contrari.
Lo dico anche da laico, perché la domenica è il giorno del riposo, è la giornata dedicata
alla famiglia e ai figli. Non si può sgretolare costantemente questo giorno. E’ chiaro
poi che, per noi cattolici, c’è una ragione in più per difendere la domenica come
giorno del Signore. Ma è una battaglia che dobbiamo fare da laici, in senso generale.
(vv)