Gli auguri del presidente Napolitano: “l’Italia può e deve farcela”
“L’Italia può e deve farcela”. La crisi è una grande occasione per il cambiamento
e gli inevitabili sacrifici saranno per tutti e non saranno inutili: questi i passaggi
principali del tradizionale messaggio di fine anno del presidente della Repubblica
italiana Giorgio Napolitano, che ha illustrato ai cittadini le misure necessarie per
uscire dall’emergenza economica, scagliandosi contro la corruzione e l’evasione fiscale.
Il presidente ha poi ricordato come occorra “ripensare e rinnovare le politiche sociali”,
senza intaccare dignità e diritti del lavoro. Sulle prospettive del mondo del lavoro
per questo 2012, Federico Piana ha sentito Andrea Olivero, presidente
delle Acli:
R. – Questa
è una delle parole chiavi sulle quali dobbiamo lavorare intensamente, perché è chiaro
che i problemi della maggioranza dei cittadini italiani sono connessi al lavoro: o
al lavoro che manca, ed è la parte più drammatica, ma anche ai tanti che comunque
hanno paura che il lavoro possa mancare o diminuire.
D. - Secondo lei
cosa si dovrebbe pensare per il 2012 per quanto riguarda gli obiettivi?
R.
– Certamente bisogna andare a operare perché ci sia più giustizia e più redistribuzione.
Probabilmente ci attendono anni faticosi, difficili, nei quali dobbiamo essere tutti
più solidali. Credo che soltanto in questa maniera si possa ripartire. Questo comporta
riforme da un punto di vista politico, in particolare la riforma fiscale, e poi una
più chiara scelta in favore di quanti sono in condizione di maggiore povertà. Da questa
crisi vogliamo uscire tutti un po’ migliori.
D. – Lei ha parlato di
riforme del 2012 ma quali?
R. – Innanzitutto come dicevo, la riforma
fiscale. Abbiamo un fisco che penalizza ancora troppo chi lavora e che invece premia
chi ha grandi patrimoni. C’è bisogno di un fisco che tenga conto della famiglia e,
inoltre, di una serie di riforme all’interno del mercato del lavoro. C’è bisogno di
andare a garantire un accesso al mondo del lavoro per i giovani che via, via, porti
a una stabilizzazione e che garantisca quindi la possibilità di far famiglia e di
avere speranze e fiducia per il futuro. (bf)
E sulla famiglia è intervenuto
anche il cardinale Angelo Bagnasco, che ha sottolineato, durante il Te Deum di ringraziamento
nella Chiesa del Gesù di Genova, che “non tutelare le famiglie a tutti i livelli significherebbe
distruggere lo Stato”. Il presidente della Cei si è poi espresso sulla necessità della
politica “di regolare la finanza perché sia al servizio del bene generale” e ha invitato
l’Italia a “non cospargersi il capo di cenere” in questo momento difficile. Ma come
può l’uomo trovare le risorse spirituali per affrontare la crisi? Federico Piana
lo ha chiesto a Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello
Spirito Santo:
R. – Credo
che il Santo Padre Benedetto XVI in questo anno ci abbia ricordato una verità fondamentale:
la principale risorsa dell’uomo è l’uomo stesso. Nel tempo della crisi non va in recessione
lo spirito dell’uomo, non deve andare in recessione lo spirito dell’uomo. Noi abbiamo
risorse straordinarie che devono essere esplicitate in questo tempo nel quale tutto
sembrerebbe davvero precipitare nello sconforto e nel pessimismo, perché tutte le
crisi – se adeguatamente vissute – ci fanno riscoprire chi siamo, che cosa vogliamo
veramente, che cosa vale la dignità dell’uomo. E allora, l’augurio è che il nostro
Paese sappia ancora una volta mostrare la forza di una solidarietà operosa, di un’accoglienza
che non discrimini, di una capacità di vincere il male con il bene e di riscoprire
davvero questa solidarietà intergenerazionale. E’ per noi una grande opportunità,
allora, di riscoprire stili di vita autentici, di riscoprire ciò che è essenziale
come cifra del nostro vivere comune, e poi mettere mano davvero a questo futuro che
vogliamo ancora più improntato ad elementi di pace e di giustizia sociale senza delegare
ad altri la responsabilità che il Buon Dio ha affidato ad ognuno di noi. Ecco perché
ribadisco: la principale risorsa, nel tempo della crisi, siamo ciascuno di noi. Noi
abbiamo risorse straordinarie da mettere in campo. (gf)