Un rinnovato ardore missionario per annunciare la fede. L'invito del Papa nella celebrazione
dei Vespri con il tradizionale Te Deum. Al termine l'omaggio al Presepe in Piazza
San Pietro
Annunciare la fede nel Verbo fatto carne è il cuore della missione della Chiesa. Lo
ha ribadito stasera il Papa nel corso della celebrazione, nella Basilica Vaticana,
dei primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Una celebrazione
che si è conclusa con l’inno di ringraziamento Te Deum e la visita al presepe in Piazza
San Pietro. Benedetta Capelli:
(Te Deum)
Un canto, il Te Deum, per varcare la soglia del 2012 e per mettere
nelle mani del Signore “le tragedie di questo mondo e le speranze di un futuro migliore”.
Il Papa spiega così l’intensità di questo inno dopo aver ricordato l’attesa e la trepidazione
di un nuovo anno che ci fa pensare a quanto la vita sia “breve e fugace”. Per questo
ci attraversa una domanda: quale senso dare ai nostri giorni soprattutto quelli dolorosi.
La risposta, evidenzia Benedetto XVI, “è scritta nel volto di un Bambino che duemila
anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente”:
“Nel tessuto
dell’umanità lacerato da tante ingiustizie, cattiverie e violenze, irrompe in maniera
sorprendente la novità gioiosa e liberatrice di Cristo Salvatore, che nel mistero
della sua Incarnazione e della sua Nascita ci fa contemplare la bontà e la tenerezza
di Dio”.
Una nascita che spazza via “l’angoscia di fronte al tempo
che scorre e non ritorna” e che lascia “lo spazio per un’illimitata fiducia in Dio,
da cui sappiamo di essere amati”. “L’uomo - aggiunge il Papa - non è più schiavo di
un tempo che passa senza un perché”, ma “è figlio di un Dio che ha riscattato l’umanità
donandole come nuova prospettiva di vita l’amore che è eterno”. “La Chiesa – sottolinea
il Santo Padre – vive e professa questa verità e intende proclamarla ancora oggi con
rinnovato vigore spirituale”:
“I discepoli di Cristo sono chiamati
a far rinascere in se stessi e negli altri la nostalgia di Dio e la gioia di viverlo
e di testimoniarlo, a partire dalla domanda sempre molto personale: perché credo?”
Si
tratta dunque di ravvivare una fede che fondi “un nuovo umanesimo capace di generare
cultura e impegno sociale”.
“Annunciare la fede nel Verbo fatto
carne, infatti, è il cuore della missione della Chiesa e l’intera comunità ecclesiale
deve riscoprire con rinnovato ardore missionario questo compito imprescindibile. Soprattutto
le giovani generazioni che avvertono maggiormente il disorientamento accentuato anche
dall’attuale crisi non solo economica ma anche di valori, hanno bisogno di riconoscere
in Gesù Cristo la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana”.
Da
qui la necessità di sostenere i genitori, “primi educatori alla fede dei loro figli”
nella loro missione educativa attraverso opportune iniziative. Il Papa esorta poi
a promuovere itinerari appositi per accompagnare le comunità parrocchiali e le realtà
ecclesiali nella migliore comprensione dei Sacramenti "attraverso i quali l’uomo è
reso partecipe della vita stessa di Dio”:
“Non manchino alla Chiesa
di Roma fedeli laici pronti ad offrire il proprio contributo per edificare comunità
vive, che permettano alla Parola di Dio di irrompere nel cuore di quanti ancora non
hanno conosciuto il Signore o si sono allontanati da Lui”.
Il compito
più grande è di “essere totalmente al servizio del progetto divino”, “ridonare un’anima
a questa nostra società”. Al termine della celebrazione nella Basilica Vaticana, Benedetto
XVI ha pregato davanti al Presepe in Piazza San Pietro: una Natività nel segno di
Maria e in omaggio a Giovanni Paolo II, il Papa del “Totus Tuus”, beatificato nell’anno
che stiamo per lasciare.