Sono 2 miliardi i cristiani nel mondo: diminuiscono in Europa, ma aumentano nelle
Americhe, Asia e Africa
Negli ultimi cento anni il numero dei cristiani nel mondo non è cambiato in percentuale
rispetto alla popolazione ma è decisamente cambiata la distribuzione: netto calo in
Europa, mentre in Asia si è passati dal 4% al 13% e in Africa dal 2% al 23%. Anche
nelle Americhe si è registrato un aumento: del 10%. Nel mondo i cristiani sono oggi
due miliardi e restano la prima religione. Sono dati pubblicati dall’ultimo Rapporto
del Pew Forum sul Cristianesimo e ripresi dalla stampa oggi. Per analizzarli con uno
sguardo storico, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Giandomenico Romanato,
docente di Storia contemporanea e storia della Chiesa moderna e contemporanea all’Università
di Padova:
R. – Il ‘900
è stato un secolo di straordinarie rivoluzioni e di redistribuzione di popolazione;
è il secolo del colonialismo, della fine del colonialismo e del post colonialismo;
è il secolo del declino dell’Europa e del trasferimento di un ruolo egemonico dall’Europa
al Nord America; è un secolo in cui la storia è cambiata radicalmente e rapidamente.
Se quindi in questa situazione c’è stata anche una redistribuzione della popolazione
cattolica - prima in grande maggioranza in Europa, oggi decisamente in maggioranza
nei Paesi extra europei - non è assolutamente un dato che debba stupire, anzi…
D.
– Facciamo una riflessione, dunque, considerando questo secolo con i cambiamenti che
lei ha illustrato e guardando avanti...
R. – Oggi è in diminuzione la
popolazione cattolica e probabilmente anche la fede in Europa, come non si stanca
di ripetere Benedetto XVI, ma la popolazione cattolica e, probabilmente anche la fede,
sono in crescita in Asia, in Africa, in America Latina, diciamo nei “nuovi continenti”.
Questo deve indurre a guardare con speranza al futuro della Chiesa, anche se resta
il grande problema, forse anche il dramma, del declino della vecchia cristianità europea.
Il cattolicesimo non è nato in Europa, ma, di fatto, si è consolidato nella vecchia
Europa, da Roma in avanti. Questo declino della Chiesa in Europa deve indurre a qualche
malinconica riflessione, ma non a riflessioni che debbano far pensare ad un declino
definitivo, dato che appunto altrove la Chiesa sta rapidamente e, in qualche caso,
anche prepotentemente - credo soprattutto nell’Estremo Oriente asiatico - crescendo.
D.
– L’occhio della Chiesa guarda alla famiglia umana e, in questo senso, dobbiamo ricordare
che la percentuale di cristiani rispetto alla popolazione mondiale è rimasta stabile…
R.
– La percentuale è rimasta stabile e deve far pensare anche alla grande persistenza
del cristianesimo nel nostro tempo, di fronte alla crescita prepotente della popolazione,
che è avvenuta nell’ultimo secolo, in particolare negli ultimi decenni. Davanti alla
redistribuzione del potere nel mondo, il cristianesimo ha saputo riposizionarsi: dal
punto di vista quantitativo e dal punto di vista dell’influenza nel mondo, con grande
capacità di adattamento alle situazioni nuove. Questo deve farci ripensare anche al
Pontificato di Paolo VI, che intuì questa nuova situazione. E’ Paolo VI – non dimentichiamo
– che inaugura la stagione dei grandi viaggi extra europei da parte dei Papi e rinnova
l’episcopato e anche il collegio cardinalizio, immettendo personale dai continenti
nuovi e che, quindi, apre la Chiesa a questa nuova realtà. E’ una Chiesa che sembra,
forse, anche in anticipo sui tempi della politica, che ha intuito il rinnovamento
e lo ha saputo cavalcare e oggi se ne vedono i frutti.
D. – Una riflessione
sul Medio Oriente: lì, terra di Gesù, i cristiani diventano sempre più marginali per
quantità…
R. – Questa è una riflessione molto triste. Le condizioni
di pericolo in cui vivono i cristiani in tutti i Paesi del Medio Oriente sono un motivo
di preoccupazione e di tristezza. Anche qui, però, il problema va visto in un’ottica
più ampia: è in atto una generale rivoluzione e un cambiamento degli equilibri politici
in Medio Oriente, per cui c’è da sperare che i drammi di oggi siano soltanto un momento
di passaggio verso una situazione di maggiore equilibrio e forse anche – si spera
– di maggiore sicurezza per la cristianità di questi Paesi.
D. – Su
tutto, sui dati, sulla storia che passa, sui secoli che passano, restano le parole
di Gesù: “Siate lievito nel mondo”…
R. – Oggi il cristianesimo è lievito
nel mondo, in tutto il mondo: è stato lievito per l’Europa per diciotto secoli e negli
ultimi due secoli si è trasformato da lievito soltanto per l’Europa in lievito per
il mondo. Quindi, credo si stia attuando esattamente la parola che aveva lanciato
Gesù duemila anni fa. Oggi il cristianesimo e il cattolicesimo sono un fenomeno mondiale,
mentre fino a cento anni fa, ma forse anche meno, erano un fenomeno quasi soltanto
europeo. (ap)