India: nuovi attacchi anticristiani nel Karnataka durante le festività
del Natale
Per i cristiani dello Stato indiano del Karnataka il 2011 si chiude nel segno della
violenza della persecuzione. Quattro nuovi attacchi di fondamentalisti indù hanno
sconvolto il periodo di Natale. Il primo è proprio del 25 dicembre scorso, mentre
gli altri tre sono accaduti tutti il 28 in zone diverse del Karnataka. Il numero di
incidenti nello Stato sale così a 49 solo nel 2011. Secondo quanto riferisce l'agenzia
AsiaNews, la sera di Natale circa 20 attivisti di un gruppo locale, il Jagaran Vedike,
hanno attaccato una famiglia durante la cena. Gli indù hanno aggredito uomini, donne
e bambini con pietre e bastoni, ferendoli in maniera grave e minacciandoli di morte.
Molti di loro sono stati poi ricoverati in ospedale per fratture degli arti e del
naso. La moglie del pastore ha riportato una grave ferita al petto. Gli attivisti
sono fuggiti subito dopo le violenze, mentre la polizia ha steso un rapporto senza
però avviare le indagini sugli aggressori. Il 28 dicembre si sono verificati tre diversi
incidenti. A Maripalla, nel distretto di Mangalore, estremisti indù hanno dato fuoco
al presepe del villaggio. I cristiani hanno denunciato subito il rogo alla polizia
di Bantwal, che ha arrestato due radicali indù. Gli uomini si sono difesi sostenendo
che durante le celebrazioni natalizie i cristiani praticavano conversioni forzate.
A Mulky circa 20 estremisti indù a volto coperto hanno interrotto il servizio di preghiera
della Chiesa pentecostale di Dio di Hebron. Armati di pietre e bastoni, gli aggressori
hanno distrutto finestre, stanze e veicoli parcheggiati fuori dell’edificio. Il pastore
I.D. Sanna era in casa con la moglie Sarah, i figli Prerna e Abhishek e altre cinque
persone, ma sono rimasti illesi. Nel distretto di Davanagere alcuni attivisti del
Srirama Sene (movimento locale di nazionalisti indù) sono entrati in casa di un fedele
della Chiesa pentecostale Divyadarsana Ministry. Lì hanno malmenato il pastore Raju
Doddamani e i presenti, accusandoli di praticare conversioni forzate. Poi, gli aggressori
hanno chiamato la polizia di Vidyanagar, che ha portato via i cristiani per interrogarli.
Ferma la condanna di Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians
(Gcic), che parla di “una vergogna e una macchia per l’India laica e democratica”,
perché “se i fondamentalisti non rispettano nemmeno il santo periodo del Natale, sono
la prova che governo e autorità sono complici della persecuzione contro i cristiani.
La cosa più grave – ha aggiunto Sajan K George – è che questi estremisti indù hanno
perpetrato atroci violazioni dei diritti umani contro i cristiani. Soprattutto, hanno
violato la loro dignità di esseri umani: invadendo la privacy delle loro case; aggredendo
donne e bambini; profanando la santità della famiglia, con violenze fisiche e verbali”.
Il presidente del Gcic lancia infine un appello a non lasciare impuniti questi crimini
perché altrimenti “la persecuzione contro le minoranze religiose rimarrà un fatto
ordinario”. La Costituzione indiana – conclude Sajan K George - sancisce che “tutte
le persone hanno uguale diritto alla libertà di coscienza e di professare, praticare
e diffondere la loro religione. Eppure queste violenze dimostrano lo status di cittadini
di seconda classe accordato alla popolazione cristiana”. (M.G.)