Filippine: emergono interessi economici nell’omicidio di padre Tentorio
La forte opposizione a un progetto idroelettrico nella zona del fiume Pulangui potrebbe
essere costata la vita a padre Fausto Tentorio, del Pontificio Istituto Missioni Estere
(Pime), ucciso lo scorso ottobre nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali.
Ad asserirlo è il colonnello Leopoldo Galon, portavoce di un’unità militare di Mindanao,
riferendo la confessione del presunto assassino, Jimmy Ato, arrestato ieri prima dell’alba
da agenti dei servizi segreti, in un villaggio nei pressi di Arakan. “I presunti mandanti
potrebbero essere ricchi proprietari terrieri di Arakan che traggono benefici dai
progetti idroelettrici” ha detto il colonnello citato dall'agenzia Misna. “Progetti
invisi a padre Tentorio e alle organizzazioni di popoli indigeni a fianco delle quali
lavorava, oltre che a gruppi di sinistra” ha aggiunto il militare. Padre Peter Geremia,
un confratello di padre Tentorio, definisce come uno “sviluppo positivo” l’arresto
di un sospettato e ritiene che il prossimo passo “sia quello di capire chi sono i
mandanti dell’omicidio e chi sta cercando di insabbiare il caso”. Padre Tentorio,
59 anni, da oltre 32 nelle Filippine, è stato ucciso il 17 ottobre scorso all’uscita
dalla casa parrocchiale di Akaran, nella diocesi di Kidapawan (provincia di Nord Cotabato).
Stava per andare a Kidapawan a un incontro con altri esponenti del clero locale quando
un uomo, con il volto coperto da un casco, si è avvicinato e lo ha ucciso a colpi
di pistola prima di fuggire e raggiungere un complice che lo aspettava in moto. Jimmy
Ato sarebbe stato identificato da testimoni. (M.G.)