Il presidente nigeriano Jonathan e i leader religiosi uniti contro il terrorismo
Gli attentati alle chiese cristiane nel giorno di Natale rappresentano un attacco
all’intera nazione. Così il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, incontrando gli
esponenti delle comunità religiose ha voluto esprimere la partecipazione di tutto
al Paese al dolere della comunità cristiana colpita dalla catena di esplosioni alle
chiese di Madalla, Jos e Damaturu, che hanno provocato oltre 40 vittime. Secondo quanto
riferisce l’agenzia Misna, il capo dello Stato si è anche impegnato a rivedere le
strategie impiegate contro Boko Haram, il gruppo di ispirazione islamica che ha rivendicato
le violenze, di rafforzare la cooperazione tra le varie componenti del Paese perché
alla fine “il bene prevalga sul male”. Parole che hanno fatto da contrappeso a dichiarazioni
molto pesanti del reverendo Ayo Oritshejafor, presidente dell’Associazione cristiana
della Nigeria. Oritshejafor ha minacciato non meglio precisate reazioni nel caso in
cui lo Stato non dovesse essere in grado di rispondere in maniera efficace e ha criticato
i leader religiosi musulmani per non aver chiaramente condannato – a suo parere –
gli atti terroristici. In realtà, condanne degli attentati di domenica sono arrivate
dal sultano di Sokoto, influente personalità religiosa, e a Madalla la chiesa oggetto
dell’attacco è stata visitata dal Comitato degli imam di Abuja. Tajudeen Muhammadu
Adigun, l’imam alla guida della delegazione, ha espresso solidarietà e sottolineato
che “l’islam è una religione di pace”. Un concetto fatto proprio dal rappresentante
del sultano di Sokoto e accolto con favore dal parroco della chiesa, padre Isaac Achi,
secondo cui la visita è stata molto utile e dimostra l’unità del popolo nigeriano
al di là delle differenze religiose o etniche. “Siamo una sola Nigeria – ha detto
padre Isaac in dichiarazioni riprese dal quotidiano ‘Vanguard’ – il nostro Paese deve
restare in pace. Ecco perché, la compresenza di cristiani e islam, deve essere vista
come la compresenza di esponenti di un’unica famiglia”. (M.G.)