2011-12-30 13:46:40

Il presidente nigeriano Jonathan e i leader religiosi uniti contro il terrorismo


Gli attentati alle chiese cristiane nel giorno di Natale rappresentano un attacco all’intera nazione. Così il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, incontrando gli esponenti delle comunità religiose ha voluto esprimere la partecipazione di tutto al Paese al dolere della comunità cristiana colpita dalla catena di esplosioni alle chiese di Madalla, Jos e Damaturu, che hanno provocato oltre 40 vittime. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, il capo dello Stato si è anche impegnato a rivedere le strategie impiegate contro Boko Haram, il gruppo di ispirazione islamica che ha rivendicato le violenze, di rafforzare la cooperazione tra le varie componenti del Paese perché alla fine “il bene prevalga sul male”. Parole che hanno fatto da contrappeso a dichiarazioni molto pesanti del reverendo Ayo Oritshejafor, presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria. Oritshejafor ha minacciato non meglio precisate reazioni nel caso in cui lo Stato non dovesse essere in grado di rispondere in maniera efficace e ha criticato i leader religiosi musulmani per non aver chiaramente condannato – a suo parere – gli atti terroristici. In realtà, condanne degli attentati di domenica sono arrivate dal sultano di Sokoto, influente personalità religiosa, e a Madalla la chiesa oggetto dell’attacco è stata visitata dal Comitato degli imam di Abuja. Tajudeen Muhammadu Adigun, l’imam alla guida della delegazione, ha espresso solidarietà e sottolineato che “l’islam è una religione di pace”. Un concetto fatto proprio dal rappresentante del sultano di Sokoto e accolto con favore dal parroco della chiesa, padre Isaac Achi, secondo cui la visita è stata molto utile e dimostra l’unità del popolo nigeriano al di là delle differenze religiose o etniche. “Siamo una sola Nigeria – ha detto padre Isaac in dichiarazioni riprese dal quotidiano ‘Vanguard’ – il nostro Paese deve restare in pace. Ecco perché, la compresenza di cristiani e islam, deve essere vista come la compresenza di esponenti di un’unica famiglia”. (M.G.)







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