Don Zappolini, il prete minacciato per il suo presepe pro-immigrati: giusto dare la
cittadinanza a coloro che nascono in Italia
Un presepe dedicato al tema della cittadinanza delle persone straniere nate in Italia:
lo ha allestito nella sua parrocchia di Perignano, in Toscana, don Armando Zappolini,
presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Cnca. Una
decisione che ha suscitato molta solidarietà, ma anche fastidio. L’organizzazione
di destra “Forza Nuova” di Pisa ha reagito con una vera e propria intimidazione ai
danni del sacerdote, stigmatizzando anche la raccolta di firme attivata in parrocchia
in favore delle due proposte di legge messe a punto dalla campagna "L'Italia sono
anch'io", promossa da diverse associazioni tra cui il Cnca. Adriana Masotti
ha intervistato lo stesso don Zappolini:
R. – Il presepe
che facciamo, ogni anno, nella mia parrocchia di Perignano ha la caratteristica di
essere sempre collegato all’attualità. Quest’anno, abbiamo caratterizzato il presepe
con il titolo della campagna “L’Italia sono anch’io” – promossa da diverse organizzazioni
nazionali, fra cui anche il Cnca – che è indirizzata al riconoscimento del diritto
di cittadinanza dei bambini stranieri presenti in Italia e alla partecipazione alla
vita amministrativa degli stranieri regolarmente residenti. Ho immaginato, quindi,
il presepe con un cartello che indica Gesù come un Bambino nato nella notte tra il
24 e il 25 dicembre in Italia, da genitori palestinesi, e che non potrà diventare
facilmente cittadino italiano. L’invito che nasce dal presepe è proprio di firmare
perché anche Gesù possa diventare cittadino italiano. Perché c’è questa Italia che
chiede di essere accolta, così come Gesù ogni volta che nel Natale nasce nella storia,
chiede di essere accolto da noi.
D. – Perché la questione della cittadinanza
non è solo una questione umanitaria, ma è anche una questione di giustizia?
R.
– Perché qui si tocca proprio il diritto e la dignità delle persone. Noi viviamo ormai
da anni un approccio ideologico verso un problema come quello delle migrazioni, dei
diritti delle persone, che invece è un tema che va affrontato alla luce dei diritti.
Il riconoscere cioè lo ius soli: il fatto che un bambino, una persona che nasce
nel nostro Paese, che parla la nostra lingua, i nostri dialetti, che si integra nella
vita della nostra scuola, nei nostri territori, possa essere accolto come cittadino
italiano. E’ una questione proprio di civiltà e di giustizia.
D. - A
un certo punto è anche una questione di convenienza?
R. – Ovviamente,
oltretutto i dati di questi giorni ribadiscono che il nostro Paese sta invecchiando.
Questi ragazzi, questi giovani che vengono a lavorare, che vengono a studiare nelle
nostre scuole, sono veramente il futuro del nostro Paese. E’ veramente un modo per
riconoscere la realtà e non ci deve essere più nessuna visione ideologica su questi
temi che sono veramente trasversali. Ho voluto che noi cristiani proprio in questo
tempo di Natale dessimo un contributo anche nostro specifico.In
fondo la nostra fede parla di un Dio che si incarna, che entra nella storia, per cui
come si fa a continuare a pensare a un mondo che non è un mondo reale?
D.
– "Forza Nuova" si è appellata alle autorità ecclesiastiche affinché richiamino lei
per la sua- hanno scritto - trovata propagandistica riservandosi, in difetto di questo,
di porre in essere iniziative clamorose. E’ stato richiamato don Zappolini?
R.
– No, anzi il mio vescovo ha espresso anche pubblicamente una grande vicinanza e solidarietà
dicendo che in fondo noi cristiani dobbiamo fare questo, dobbiamo parlare di accoglienza,
parlare di riconoscimento di diritti. Quindi, io sono molto contento anche perché
ho la consapevolezza che questa cosa per me, cristiano e parroco, nasce proprio dall’accoglienza
del Vangelo. Io negli anni passati non avevo mai risposto alle polemiche e alle provocazioni
di Forza Nuova però quest’anno dopo gli eventi recenti di Firenze che hanno visto
l’uccisione di due ragazzi senegalesi, mi ha disturbato che si continuino a "vomitare"
parole di violenza, di cattiveria. Dire: “Se non ti fermano ci pensiamo noi...”. Secondo
me sono espressioni di una pericolosità non tanto legate alla mia persona, quanto
proprio all’approccio che si cerca di provocare su questi problemi.
D.
– Lei si sente un po’ preoccupato?
R. – No, assolutamente! Io sono molto
sereno. Sono contento di come la mia gente, i miei parrocchiani, il mio vescovo, hanno
accolto questo mio invito, di quanta gente è venuta per firmare queste proposte di
legge. Penso che dobbiamo continuare a portare questo annuncio di attenzione, di impegno
per la giustizia. Penso sia un bel modo per noi cristiani di parlare del Natale agli
uomini e alle donne del nostro tempo. (bf)