2011-12-30 14:51:00

Don Zappolini, il prete minacciato per il suo presepe pro-immigrati: giusto dare la cittadinanza a coloro che nascono in Italia


Un presepe dedicato al tema della cittadinanza delle persone straniere nate in Italia: lo ha allestito nella sua parrocchia di Perignano, in Toscana, don Armando Zappolini, presidente del
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Cnca. Una decisione che ha suscitato molta solidarietà, ma anche fastidio. L’organizzazione di destra “Forza Nuova” di Pisa ha reagito con una vera e propria intimidazione ai danni del sacerdote, stigmatizzando anche la raccolta di firme attivata in parrocchia in favore delle due proposte di legge messe a punto dalla campagna "L'Italia sono anch'io", promossa da diverse associazioni tra cui il Cnca. Adriana Masotti ha intervistato lo stesso don Zappolini:RealAudioMP3

R. – Il presepe che facciamo, ogni anno, nella mia parrocchia di Perignano ha la caratteristica di essere sempre collegato all’attualità. Quest’anno, abbiamo caratterizzato il presepe con il titolo della campagna “L’Italia sono anch’io” – promossa da diverse organizzazioni nazionali, fra cui anche il Cnca – che è indirizzata al riconoscimento del diritto di cittadinanza dei bambini stranieri presenti in Italia e alla partecipazione alla vita amministrativa degli stranieri regolarmente residenti. Ho immaginato, quindi, il presepe con un cartello che indica Gesù come un Bambino nato nella notte tra il 24 e il 25 dicembre in Italia, da genitori palestinesi, e che non potrà diventare facilmente cittadino italiano. L’invito che nasce dal presepe è proprio di firmare perché anche Gesù possa diventare cittadino italiano. Perché c’è questa Italia che chiede di essere accolta, così come Gesù ogni volta che nel Natale nasce nella storia, chiede di essere accolto da noi.

D. – Perché la questione della cittadinanza non è solo una questione umanitaria, ma è anche una questione di giustizia?

R. – Perché qui si tocca proprio il diritto e la dignità delle persone. Noi viviamo ormai da anni un approccio ideologico verso un problema come quello delle migrazioni, dei diritti delle persone, che invece è un tema che va affrontato alla luce dei diritti. Il riconoscere cioè lo ius soli: il fatto che un bambino, una persona che nasce nel nostro Paese, che parla la nostra lingua, i nostri dialetti, che si integra nella vita della nostra scuola, nei nostri territori, possa essere accolto come cittadino italiano. E’ una questione proprio di civiltà e di giustizia.

D. - A un certo punto è anche una questione di convenienza?

R. – Ovviamente, oltretutto i dati di questi giorni ribadiscono che il nostro Paese sta invecchiando. Questi ragazzi, questi giovani che vengono a lavorare, che vengono a studiare nelle nostre scuole, sono veramente il futuro del nostro Paese. E’ veramente un modo per riconoscere la realtà e non ci deve essere più nessuna visione ideologica su questi temi che sono veramente trasversali. Ho voluto che noi cristiani proprio in questo tempo di Natale dessimo un contributo anche nostro specifico. In fondo la nostra fede parla di un Dio che si incarna, che entra nella storia, per cui come si fa a continuare a pensare a un mondo che non è un mondo reale?

D. – "Forza Nuova" si è appellata alle autorità ecclesiastiche affinché richiamino lei per la sua- hanno scritto - trovata propagandistica riservandosi, in difetto di questo, di porre in essere iniziative clamorose. E’ stato richiamato don Zappolini?

R. – No, anzi il mio vescovo ha espresso anche pubblicamente una grande vicinanza e solidarietà dicendo che in fondo noi cristiani dobbiamo fare questo, dobbiamo parlare di accoglienza, parlare di riconoscimento di diritti. Quindi, io sono molto contento anche perché ho la consapevolezza che questa cosa per me, cristiano e parroco, nasce proprio dall’accoglienza del Vangelo. Io negli anni passati non avevo mai risposto alle polemiche e alle provocazioni di Forza Nuova però quest’anno dopo gli eventi recenti di Firenze che hanno visto l’uccisione di due ragazzi senegalesi, mi ha disturbato che si continuino a "vomitare" parole di violenza, di cattiveria. Dire: “Se non ti fermano ci pensiamo noi...”. Secondo me sono espressioni di una pericolosità non tanto legate alla mia persona, quanto proprio all’approccio che si cerca di provocare su questi problemi.

D. – Lei si sente un po’ preoccupato?

R. – No, assolutamente! Io sono molto sereno. Sono contento di come la mia gente, i miei parrocchiani, il mio vescovo, hanno accolto questo mio invito, di quanta gente è venuta per firmare queste proposte di legge. Penso che dobbiamo continuare a portare questo annuncio di attenzione, di impegno per la giustizia. Penso sia un bel modo per noi cristiani di parlare del Natale agli uomini e alle donne del nostro tempo. (bf)







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