2011-12-29 14:03:07

Pakistan: assolto cristiano accusato di blasfemia. In carcere molti fedeli, tra cui Asia Bibi


“I cristiani devono continuare a pregare perché ci sono molte altre persone in carcere per la loro fede” in Pakistan, dichiara all'agenzia AsiaNews, Rehmat Masih, arrestato per blasfemia nel giugno 2010 e rilasciato per insufficienza di prove, dopo 18 mesi di carcere. Il caso di Masih, 74 anni di Jhumra, nello Stato del Punjab, era scoppiato nel maggio 2010, dopo una lite con Tahir Hameed, musulmano, che voleva appropriarsi di alcuni terreni di proprietà della comunità cristiana locale. Il 19 giugno, Sajid Hameed, fratello del leader musulmano non presente alla disputa, ha denunciato Masih di blasfemia sulla base di alcune testimonianze di musulmani che asserivano che l’uomo aveva insultato il profeta Maometto. Dopo mesi di indagini, il 28 novembre scorso il Tribunale di Faisalabad ha considerato invalide le deposizioni dell’accusa presentate in ritardo e in contraddizione. Inoltre dopo la denuncia, nessun ufficiale di Polizia si è recato sul luogo per raccogliere prove utili ad incriminare Masih. “Apprezziamo il verdetto del Tribunale che ha giudicato l’uomo innocente”, ha commentato padre Nisar Barkat, direttore diocesano di Giustizia e Pace (Ncjp), sottolineando che la legge sulla blasfemia è troppo spesso utilizzata dai musulmani per attaccare le minoranze in questioni che non riguardano la religione. Introdotte nel 1986, durante la dittatura del generale pakistano Zia ul-Haq, le leggi sulla blasfemia hanno determinato una crescita esponenziale nelle denunce per “profanazione del Corano” o “diffamazione del profeta Maometto”. Tra il 1927 e il 1986, anno in cui è stata approvata la “legge nera”, si sono registrati solo sette casi accertati di blasfemia. Dal 1986 ad oggi le vittime sono salite ad oltre 4 mila e il dato è in continuo aumento. Dal 1988 al 2005, le autorità pakistane hanno incriminato 647 persone per reati connessi alla blasfemia. Negli ultimi anni sono migliaia i casi di cristiani, musulmani, ahmadi e fedeli di altre religioni accusati sulla parola, senza il minimo indizio di colpevolezza. Fra questi vi è , la donna 45enne cristiana, madre di 5 figli, condannata a morte nel 2010 e in attesa del processo di appello. (R.G.)







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